I
Cannabis Corpse sono una vecchia conoscenza del mondo death metal. Nati al principio del nuovo millennio come progetto alternativo su iniziativa di
Philip "Landphil" Hall (Municipal Waste, Iron Reagan), fin dal debutto "Blunted at birth" (2006) hanno mostrato l'intenzione di coniugare uno stile death vecchia scuola, massicce dosi di ironia e cazzeggio e tematiche legate all'uso/abuso di Marijuana. A distanza di tredici anni, nulla è cambiato. Questo sesto album prosegue sulla medesima strada, fin dal titolo che è l'evidente parodia di "None so vile" dei Cryptopsy. Anche i titoli dei brani sono citazioni umoristiche (due esempi: "
The cone is red" e "
From enslavement to hydrobliteration"), sempre con l'intento di sostituire le liriche brutali e sanguinarie del death con altre dedicate al culto della cannabis. Una cosa anche divertente, ma che ripetuta all'infinito finisce per perdere mordente.
Musicalmente il trio mostra sempre un buon impatto, ispirandosi ai classici del genere come Cannibal Corpse, Deicide, Suffocation, ecc, grazie ad un tiro massiccio e serrato, growl orchesco e discreta capacità di proporre sfumature diverse, puntando anche su derive thrash ("
Blunt force domain"). Buoni assalti frontali spezzacollo ed ottima tecnica strumentale, da veterani del settore. Però, ad essere onesti, niente che non sia già stato fatto mille altre volte.
Se siete in astinenza da scariche adrenaliniche, questo "
Nug so vile" svolge dignitosamente il proprio dovere. In senso più generale, non è un album indispensabile.
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