Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:40 min.
Etichetta:Time to Kill Records

Tracklist

  1. DEAD ALERT
  2. TIME TO BURN
  3. MAYHEM
  4. DROWNED ALIVE
  5. VIOLENT REDEEMER
  6. VORTEX OF CHAOS
  7. FROZEN GROUNDS
  8. GET SICK AND DIE
  9. BLOWN AWAY
  10. WAVE OF DOOM
  11. MELTING MISERY
  12. WHITE DEATH
  13. SCORCHED

Line up

  • Spider: drums
  • Kaos: guitars, vocals

Voto medio utenti

Dalla Finlandia con furore, i Goatburner si presentano oggi al pubblico metal con la loro opera prima "Extreme Conditions", edita da Time To Kill Records: il disco chiarisce fin dall'iniziale "Dead Alert" qual è l'attitudine del gruppo, fatta di riff sporchi e melmosi scevri da qualsivoglia raffinatezza e votati perlopiù ad un impatto diretto. Le influenze alla base del sound dei Goatburner sono facilmente riconducibili a formazioni quali Eyehategod, Weedeater e per certi versi anche ad un certo tipo di death metal: il melting pot di tutto questo si traduce in brani piuttosto scarni e diretti, dominati dalle accordature ribassate delle chitarre che macinano riff possenti e paludosi dal suono caldo e sporco tipico dell'area di New Orleans, ma non mancano gli episodi in cui la band decide di votarsi all'assalto frontale (vedasi "Buried Alive", piuttosto che "Mayhem") con tanto di batteria tupa-tupa e d-beat che lascia intendere l'influsso di un certo tipo di hardcore e death metal. A completare il quadro ci pensa la voce di Kaos che si caratterizza per uno scream/growl quasi grindcore e che bene si sposa con la proposta musicale della band, che riesce a puntare tutto sull'impatto e a basare tutta la propria musica sul riff, tralasciando totalmente qualsiasi velleità solistica senza per questo appesantire l'ascolto dei brani: "Extreme Conditions" infatti riesce a fornire buoni spunti durante i 33 minuti di ascolto senza annoiare l'ascoltatore, nonostante i brani si basino sostanzialmente sul medesimo pattern. Merito certamente anche della durata breve dei brani che preferiscono andare diretti al punto senza perdersi in inutili divagazioni o non cedendo alla tentazione di trascinare oltre il necessario le parti lente, ben bilanciate con quelle più veloci ed estreme.
Nella sua essenzialità e nella sua attitudine in your face e senza orpelli, siamo dinnanzi a un disco godibile che pur non stravolgendo le regole del gioco ha tutte e carte in regola per piacere a tutti gli amanti dello sludge più sporco, bastardo e disagiato.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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