Com’è che si misura la bontà di un disco? Ognuno ha, ovviamente, i propri parametri.

Io, di solito, mi affido molto alle emozioni, e solo in un secondo momento passo a valutare altri aspetti.

Certo, è difficile emozionarsi per un disco suonato male, ripetitivo o banale. Ma succede anche di sentire dischi tecnicamente ineccepibili che non hanno nulla da dire, o dischi in cui ogni pezzo è diverso e non si capisce più chi o cosa si sta ascoltando.

“Universe”, debutto degli A New Tomorrow, rientra a pieno titolo nel novero dei dischi emozionanti, ma non si limita a questo. È anche un disco ben suonato e cantato, splendidamente prodotto (autoprodotto tra l’altro, scusate se è poco) e con una ricchezza di riferimenti musicali non così diffusa di questi tempi. E, se è vero che è ormai molto difficile inventare qualcosa di nuovo, è questa varietà a dare freschezza al platter in esame. Il quartetto italo/inglese ci consegna un full-length di rock moderno ma, grazie a dio, non siamo in presenza dell’ennesimo clone degli alter bridge. Qua ci trovate un sano riffing hard rock, le atmosfere del grunge (a più riprese mi sono trovato a pensare agli Alice in Chains, ai Soundgarden e ai RATM) e pure qualche sana incursione in ambito metal (i più attenti di voi ricorderanno il singer Garavello nei compatrioti Arthemis e negli inglesi Powerquest).

La non trascurabile esperienza del quartetto permette di mescolare potenziali hit ("I Wanna Live"), autentici ceffoni in faccia ("A Million Stars"), pezzi d’atmosfera (il binomio "Step Into The Wild…", "…Home") e pezzi squisitamente alternative ("Mountains" su tutte) senza lesinare in termini qualitativi e senza perdere il filo. Menzione doverosa per “Universe”: la title track è a mio parere il pezzo più bello del disco.

Si tratta quindi di un ottimo debutto gli A New Tomorrow: dategli una chance!

A cura di Paolo "Pera" Perazzani