I
M.I.God. arrivano a questo "
Specters on Parade", uscito per la
Fastball Music, dopo una lunga gavetta e con un paio di album e qualche EP alle spalle, ma è subito evidente come abbiano messo a frutto tutte le loro passate esperienze, andando a realizzare un disco affatto banale, destinato ad un ascolto lungi da poter essere definito come facilmente fruibile. Si tratta, infatti, di un concept album, composto da venti episodi (più una bonus track), alcuni solo brevi intro o intermezzi con effetti e sampler assortiti, ma anche i "veri" brani sono sfaccettati, progressivi, schizzati e talvolta deliranti, eppure il tutto funziona e non storpia.
Certo, molto è dovuto alla bravura dei musicisti coinvolti, e su tutti si staglia il cantante
Max Chemnitz estremamente versatile (talvolta sembra quasi rifarsi a Geoff Tate) e in grado di entrare nelle pieghe e nelle piaghe della storia e delle singole canzoni.
Possono richiamare, senza alcuna soluzione di continuità, formazioni come Strapping Young Lad, Symphony X, Dream Theater, Manticora e oso aggiungere anche i Kamelot (che paiono far capolino in "
Tongues of Poison"), ma di certo i
M.I.God. non hanno paura di osare, espandendosi e andando a esplorare territori più estremi, dal Death e al MetalCore, sino a quelli maggiormente melodici ("
Tears of Today" o l'inusuale conclusiva cover di "
I Feed You My Love", con la quale la cantante norvegese Margaret Berger aveva partecipato all'Eurovision del 2013). Il tutto è però sempre funzionale al progetto musicale e lirico della formazione tedesca, e trova il miglior equilibrio nei ritmi sincopati di "
We All Belong to the Dark" e "
Bound to a Daydream" o nei chiaroscuri di "
Chances".
Un concept, su un viaggio mentale al limite dello psycho horror da parte del protagonista della storia, che come avrete capito non va approcciato con superficialità e dovrebbe avere presto un seguito e una sua conclusione, anche se recenti scossoni alla line-up hanno lasciato i soli
Chemnitz e
Eric Wunderlich a reggere le sorti del gruppo.
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