Perdonate la schiettezza ma, dopo aver ascoltato
Gododdin, seconda fatica in studio dei
Midnight Force, la domanda che continua a ronzarmi in testa è la seguente: ha davvero senso oggi, a fine 2019, fare un album del genere?
Il nuovo lavoro degli scozzesi infatti, cosi come l’esordio dello scorso anno, è un vero e proprio “copia-incolla” dei principali esponenti della gloriosa scuola anglosassone denominata "New Wave Of British Heavy Metal" dei primi anni 80 in tutto e per tutto, non solo nella direzione stilistica ma perfino nella produzione, difatti il suono risulta volutamente e forzatamente ovattato, specie nella sezione ritmica, probabilmente per ricreare quelle atmosfere epiche e misteriose di quel periodo d’oro, ma oramai passato da quasi 40 anni, ottenendo un risultato a dir poco deludente! Il punto dolente infatti è proprio questo: viene da chiedersi quanto possa essere credibile per una band giovane, un simile album, che è al limite del plagio di quelli che furono i principali nomi di quel fenomeno, soprattutto Iron Maiden (ascoltate tracce come
The Doom Of Kiev,
Parthia o
Over The Phantom Sea), Judas Priest (
Covenant), Angel Witch, Saxon, Tokyo Blade, Tygers Of Pan Tang ecc...
E, se non siete ancora convinti e pensate che il mio giudizio sia troppo severo, prendete ad esempio un brano come
Walls Of Acre, non vi sa di già sentito? Infatti, altro non è che una cattiva reinterpretazione o per meglio dire, un'esecuzione in contemporanea di di Iron Man e Snowblind dei Black Sabbath, insomma qui non si tratta di semplice (ed inevitabile) ispirazione, come per tantissime giovani formazioni che fanno heavy metal, ma si ha la sensazione di ascoltare una sorta di tribute-band che scopiazza e scimmiotta in tutto e per tutto i mostri sacri senza ovviamente avere un minimo del loro talento e soprattutto, cosa più preoccupante, senza mostrare alcuna personalità, va da sé che l’intero lavoro è alquanto piatto a livello di song-writing e di ispirazione, penalizzato inoltre, non solo dalla produzione che, come detto precedentemente, anziché ricreare le atmosfere di 40 anni fa, oggi sembra del tutto fuori luogo, ma anche da altri elementi non convincenti, come la voce del frontman
John Gunn, o la presenza di linee melodiche spesso confusionarie, prive di alcun filo logico.
Detto questo, qualcosa di buono (poco a dire il vero) c’è, si tratta di timidi tentativi in cui i
Midnight Force tentano di rompere la monotonia che serpeggia in tutto il disco: anzitutto la conclusiva
Y Gododdin, un pezzo che forse definire ispirato è eccessivo, ma comunque godibile nonostante la voce e le inevitabili influenze, inoltre la chitarra di
Ansgar Burke, sebbene anch’essa penalizzata dal sound forzatamente ottantiano, si rende a sprazzi protagonista di qualche assolo di buona fattura, come nelle già citate
The Doom Of Kiev e
Over The Phantom Sea o in
Lindisfarne It Lay che si conclude a sua volta, con un affascinante arpeggio dalle melodie celtiche (altro elemento che sembra staccare dal resto dell’album), a dimostrazione che la band avrebbe anche delle buone doti tecniche, se solo le sapesse sfruttare!
Permettetemi di concludere con una battuta: avete presente l’iconica frase dei tempi scolastici “
suo figlio ha tutte le potenzialità per far bene, ma non si applica” che spesso gli insegnanti erano soliti pronunciare ai nostri genitori, che poi dovevamo affrontare, provando un misto di vergogna ed amarezza (ovviamente parlo della mia generazione, non di quella attuale nel complesso più menefreghista e superficiale, forse anche perchè oggi la colpa è comunque sempre del docente e mai dello studente...)? Ecco, credo che la suddetta espressione, il cui significato in fase adolescenziale rimaneva per molti di noi un mistero (e comunque, a proposito, io a scuola non ho mai avuto di questi problemi perchè ero un “secchione”, sia chiaro!) calzi a pennello per questo album e per questa band!