Labyrinth - Return to Heaven Denied Pt. II - A Midnight Autumn’s Dream

Copertina 9

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2010
Durata:57 min.
Etichetta:Scarlet
Distribuzione:Audioblobe

Tracklist

  1. THE SHOOTING STAR
  2. A CHANCE
  3. LIKE SHADOWS IN THE DARK
  4. PRINCESS OF THE NIGHT
  5. SAILORS OF TIME
  6. TO WHERE WE BELONG
  7. A MIDNIGHT AUTUMN'S DREAM
  8. THE MORNING'S CALL
  9. IN THIS VOID
  10. A PAINTING ON THE WALL

Line up

  • Roberto Tiranti: vocals
  • Andrea Cantarelli: guitar
  • Olaf Thorsen: guitar
  • Andrea de Paoli: keyboards
  • Alessandro Bissa: drums

Voto medio utenti

Diciamolo chiaramente, senza possibilità di fraintendimenti. I sequel vanno bene al cinema (e a volte neanche tanto), la musica è un'altra cosa. Quante volte nomi illustri hanno annunciato la parte seconda o terza di questa o quell'opera, per poi beccarsi gli strali di pubblico e critica per la delusione cocente. I nomi sono tanti, troppi, e sicuramente, visto la moda di "ritornare sul luogo del delitto", sono destinati a crescere nel corso dei prossimi mesi/anni. Ecco, "il sogno di mezzo autunno" dei Labyrinth di ricreare la stessa magia di una dozzina d'anni fa con l'indimenticabile "Return To Heaven Denied" non c'entra nulla con questo discorso. Nel senso che Roberto Tiranti e compagni (tra cui il rientrante Olaf Thorsen) sono riusciti perfettamente in un'impresa da molti giudicata impossibile, tanto da ricevere critiche ancor prima dell'uscita dell'album. La solita moda del metallaro italiota, sempre pronto a sparare sentenze quando si tratta di una band tricolore, molto più accondiscendente quando a cadere nella stessa tentazione è la celebrata band proveniente dall'estero. Bastano gli arpeggi liquidi dell'iniziale "Shooting Star" per riconquistare il "paradiso negato", per non parlare di quel pre-chorus dove Tiranti usa le proprie corde vocali a mò di violino: fantastico. Il sognante incipit di "A Chance" è il preludio ad una cavalcata speed che si risolve ovviamente nel solito refrain ultra-catchy, oltre a passaggi solisti di chitarra e tastiere a velocità iperbolica. "Like A Shadow In The Dark" è invece uno struggente affresco "autunnale", l'ideale per permettere a Tiranti di mettere alla frusta tutta la sua capacità lirica ed interpretativa. Torna ad alzarsi il ritmo con la power-oriented "Princess Of The Night", soltanto omonima del classico dei Saxon, prima che i Labyrinth si lancino a capofitto nella clamorosa "Sailors Of Time", ovvero quella che potrebbe essere descritta come la nuova "Piece Of Time". Si prosegue con lo speed melodico di "To Where We Belong", con la quale sembra veramente di entrare in una macchina del tempo per planare nell'anno domini 1998. La title-track è soffusa, intimista ed epica allo stesso tempo, una sorta di ballad atipica che da sempre fa parte del DNA di Olaf Thorsen e compagni. “The Morning’s Call” si ricollega idealmente al mitico “No Limits”, con quelle tastiere techno innestate da Andrea De Paoli che “pompano” fino allo spasimo. “In This Void” rappresenta forse l’episodio meno ispirato dell’album, anche se ovviamente la classe esecutiva del gruppo mette fine a qualsiasi tipo di discussione. Gran finale con l’imponente prog-metal di “A Painting On The Wall”, che chiude il cerchio sulle note della vecchia “Falling Rain” in modo intenso ed emozionante. Difficile fare paragoni a caldo anche se, volenti o nolenti, questo sarà il leit-motiv che accompagnerà “Return To Heaven Denied Part 2” nei mesi a venire. Io però mi sbilancio: questo secondo capitolo non ha nulla, ma proprio nulla, da invidiare al suo (giustamente) acclamato antenato. E “questi” Labyrinth sono invecchiati proprio bene: complimenti, ragazzi!
Recensione a cura di Alessandro Ariatti

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 ago 2010 alle 14:50

Non capisco cosa sia successo al reparto commenti, visto che dalla schermata principale della recensione, cioè quella dove di commenti ne appaiono sempre solo 3 (gli ultimi 3 postati), non c'è la quotatura ma tutto risulta scritto uguale come se avessi scritto io quei messaggi, invece ovviamente la prima parte è il messaggio di altri e poi c'è la mia risposta...ma si vede tutto attaccato ora. Invece tutto regolare se uno clicca il bottone dei commenti per vedere tutta la lista completa, lì è tutto ok con le quotature indicate in modo corretto nelle mie risposte. Non è che c'è di mezzo un trolletto/hacker che si diverte perché rosica un casino alla lettura dei miei commenti e repliche ai suoi magari? Te che dici Graz? Indaga un po'...

Inserito il 17 ago 2010 alle 00:55

Il disco è bello, anche se l'ho comprato da poco e non l'ho ancora assimilato al 100% L'unico appunto che mi va di fare è sul titolo: tanti fans aspettavano il 'ritorno al paradiso' dei Labyrinth, me compreso. Ma se ritorno doveva essere allora doveva tornare anche Frank Andiver: ricordiamoci che Andiver ha firmato assieme a Thorsen e co. quasi tutti i pezzi di RTHD (pt.1) e a mio parere la sua impronta manca in questo disco, quindi per me il RITORNO vero e proprio non c'è stato. Quindi ribadisco il concetto: considerato un nuovo cd dei Labyrith con Olaf di nuovo in pista è un bel cd, considerato come la seconda parte di RTHD allora però non regge il confronto con la prima. Beh allora con questo criterio della stessa identica formazione doveva tornare anche il bassista... No secondo me, non me ne voglia Frank che ho conosciuto anche personalmente anni fa (sono della provincia di Lucca), e che è un buon batterista, soprattutto nel genere, non sarebbe cambiato molto, né compositivamente -letto giusto ieri su Rock Hard l'intervista a Olaf, Andrea C. e Tiranti, e dicono che alcuni pezzi sono stati composti in stile ma per l'occasione, ma altri, almeno come basi, erano nei cassetti di ognuno da tempo, non avevano mai smesso di scrivere pezzi "in stile RTHD"- né come resa dello strumento stesso, delle sue parti etc., penso sia una cosa marginale la differenza che potrebbe esserci stata. Frank, da amante anche di quel mondo, influenzò molto, e suonò pure personalmente in molti pezzi o parti, le parti di tastiera cosiddette "techno-trance" del debutto "No Limits", ma con "RTHD" lo stile, sia delle tastiere che in generale, era già mutato abbastanza, le tastiere erano diventate più sinfoniche-neoclassiche-pompose (ma senza esagerare cmq, non si parlava di metal sinfonico vero e proprio secondo me, come altre band del periodo), e non so in realtà quanto lui amasse quell'approccio, anche se come produttore ha fatto "fortuna" con band principalmente di quel tipo, specializzandosi insomma in quel filone. Stilisticamente direi che il ritorno verso quel disco c'è eccome nell'ultimo rispetto invece all'indirizzo dei dischi successivi che avevano fatto, e in particolare della svolta più "rock" dei precedenti 2...poi chiaro che se intendi che ti aspettavi una copia vera e propria allora no, per fortuna (secondo me me le copie se ho già l'originale non servono a nulla, mi riascolto quello alla nausea, che bisogno ho di comprare un cd con titolo diverso ma uguale? In questi casi anche il titolo sarebbe quasi uguale tra l'altro ahahahah) è cmq un disco abbastanza "fresco", definibile appunto "nuovo" e inquadrabile abbastanza facilmente nel 2010, non intendo per modernismi o stranezze di sorta o tentativi di inseguire qualche trend nuovo, ma proprio come suono, alcuni riff, varie melodie...è classico ma non "vecchio", non stantio insomma, secondo me.

Inserito il 17 ago 2010 alle 00:44

Concordo in pieno. Abbiamo grandi band, ma come atteggiamento ci meritiamo Gigi D'Alessio. Quindi suppongo voi vi riferite non ad un giudizio o meno sulle singole band ma al pubblico, agli appassionati? Beh, va già distinto se si parla esclusivamente di quelli "da forum" e simili, cioè che non escono mai di casa, ascoltano o ascolticchiano magari i dischi ma non vanno mai ad un concerto da un anno all'altro, mai a serate nei locali e pub "rock" e dintorni, non supportano la scena underground ma solo i 2-3 nomi famosi (anche quelli scarsi, magari lo facessero solo per quelli famosi ma meritatamente, storici o relativamente tali etc., tipo appunto i Labyrinth) e via dicendo, e pensano che le loro opinioni, cioè di 4 gatti su un forum, condizionino davvero il mercato, indichino davvero chi è più bravo o meno e insomma contino qualcosa le loro esternazioni digitate sulla tastiera...quando ovviamente non contano un cazzo, appunto, o quasi. Se invece si comprendono tutti, anche quelli "reali", che vivono veramente e completamente la passione, ascoltano per bene i dischi prima di sparare "sentenze" affrettate o basate su pregiudizi, si vedono spesso o spessissimo ai concerti etc., secondo me la situazione è molto più positiva, forse anche meglio di un tempo, anche se ovviamente ognuno rimane giustamente coi suoi gusti, punti di vista, esperienze e idea di hard&heavy anche tra questi, e non c'è nulla di strano o male in questo. Purtroppo molti ragionano, è questo l'assurdo, ancora per "generi" e solo per quelli, interamente, quindi ad esempio molti "deathster" pensano che TUTTO il power o l'heavy sia merda, che le band siano tutte equivalenti, non ci sia differenza, è quel genere e quindi per loro (che magari ne avranno assaggiato 2 minuti di un disco di una band di categoria Z anni prima e poi non hanno più riprovato con nulla) non vale un cazzo, anzi non dovrebbe proprio esistere, o non si dovrebbe chiamare metal e altre stronzate...e viceversa per quelli "tutto power, heavy e dintorni", ovvio. Questi atteggiamenti valgono appunto, per quello che ho potuto osservare negli anni, più spesso per quelli giovani o giovanissimi che quindi non si sono formati dovendo "faticare" un attimo di più per trovare info, riviste di settore, i dischi stessi delle band (soprattutto se non famosissime e quindi reperibili in quasi tutti i negozi di dischi anche generici, non specializzati in rock/hard/metal), e le cui opinioni e criteri si sono formati in maniera personale al 100% o quasi, il confronto era con gli amici al massimo ma non hanno trovato, come i più giovani, tutta la "pappa pronta" su vari siti, le etichette dei generi già frastagliate in diecimila anche quando non serviva crearne un'altra per differenze ridicole, o peggio già con quelle che erano "bollate" come "generi di merda" da qualche nicchia da forum appunto, da qualche gruppetto di poveracci che ha creato nei neofiti pregiudizi su interi generi, dove invece, insieme a tante band effettivamente scarse o inutili o con stile leggero e ben poco metal (ma queste cose possono capitare in ogni stile, appunto, ci sono band eccelse e altre scarse, e tutte le altre di valore intermedio tra questi estremi) ci sono o c'erano anche grupponi della madonna che magari in vari casi gli appassionati, anche italiani, avevano adorato o cmq apprezzato a vari livelli e portato di conseguenza, e anni prima dell'arrivo del web, alla giusta fama (mi vengono in mente, per restare nel classico/power e band in attività dagli ultimi '80 o primissimi '90, Blind Guardian, Gamma Ray...). In generale cmq la situazione ripeto non mi pare tragica, nonostante questi sfigati "settoriali" e/o che passano più tempo con la "missione" di sparare merda su quello che non apprezzano piuttosto che a lodare e far conoscere quello che ritengono degno (il che è già di per sé illogico), i risultati, fama e riconoscimenti e influenza che hanno raggiunto negli anni band come i Labyrinth e altri in patria, dimostra che chi apprezza e ritiene sicuramente validi o validissimi certi approcci e stili di metal e alcune band in particolare c'è eccome, e anzi, probabilmente è in maggioranza sul totale del pubblico metallico italico.

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