I francesi
Denizen, di Montpellier, avevano ottenuto un certo riscontro fuori dai confini nazionali qualche anno fa, con l'album "Troubled waters" (2015) pubblicato dalla nostra
Argonauta Records. Adesso tornano alla ribalta, sempre per la stessa etichetta, con il nuovo "
High winds preacher".
Stoner/fuzz/psych di ottimo livello, con qualche richiamo ai classici del genere (Kyuss, Fu Manchu, Orange Goblin) ma anche una buona interpretazione personale e dinamicità negli schemi musicali.
Brani come "
Shadow dancer" o la stordente "
Chasing the guru" (qui l'influenza dei granitici Orange Goblin è piuttosto evidente) mostrano sia tiro deciso che buon groove stoner-fuzz, fatto di vocals aspre e chitarrismo saturo. Più acidi e torbidi episodi come "
Among the trees", "
Ears wide opened", "
The beast", che esplorano le venature maggiormente psichedeliche del genere, vagamente alla maniera dei primi Monster Magnet. Passaggi cadenzati ed atmosfere narcotiche, preludono ad esplosioni elettriche trascinanti, energetiche, distorte, frutto di un songwriting piuttosto curato e non eccessivamente derivativo. La voce di
Fabien Aletto si adatta bene a tutte le situazioni, da quelle più insinuanti a quelle più aggressive, vedi il roccioso stoner di matrice americana "
Mandrake is everywhere", la sferragliante e metallica "
Deaf taint", il conciso sprazzo motorheadiano "
Punch out" e soprattutto la rovinosa mazzata finale "
Tomahawk", eccellente esempio heavy stoner che spacca di brutto. Pezzo massiccio, corposo, grintoso, ruvido, ma anche complesso e pieno di solismo lisergico.
Nell' insieme la formazione transalpina dimostra di aver fatto ulteriori progressi rispetto al passato e questo è, a mio avviso, il loro album migliore e più definito. Oggi i
Denizen non sono più soltanto una realtà locale, ma possono essere citati insieme ad altri protagonisti della scena internazionale di questo filone come, ad esempio, nomi quali Saviours, Ruby the Hatchet, Brimstone Coven, Lonely Kamel ed altri di caratura medio-alta.
Ottimo lavoro per chiudere l'anno all'insegna dello stoner più tosto e coinvolgente.
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