Il recupero delle sonorità anni sessanta / settanta continua con buoni risultati anche grazie agli australiani
Kozmik Landing,
rockers di Adelaide con i venerabili insegnamenti di Led Zeppelin,
Janis Joplin, Fleetwood Mac e Rolling Stones ben radicati nel bagaglio ispirativo, senza dimenticare di tenere d’occhio il notevole lavoro effettuato nel medesimo settore artistico da epigon
i di valore quali Wolfmother e Blues Pills.
A catalizzare immediatamente l’attenzione durante l’ascolto di “
Distant land” è la bella voce di
Vena Cartledge, fatalmente influenzata dall’inarrivabile
Janis (e lo stesso “
Kozmik” nel
monicker forniva un indizio rivelatore in tal senso …), e malgrado ciò fortunatamente disinteressata a impegnarsi in uno sterile (oltre che inutile …) esercizio imitativo e capace di accogliere nel suo stile interpretativo sfumature di altre importanti protagoniste della fonazione modulata come
Alanis Morrisette e
Gwen Stefani.
Il suo
partner (nell’arte e nella vita)
Robert Cartledge, chitarrista e compositore, dimostra cultura e sensibilità e anche se alla fine l’albo non sfugge da un’operazione fortemente “retrospettiva”, non si può complessivamente tacciare questa godibile opera prima di fastidiosa retorica.
L’incalzante dinamismo di “
Float instead of sink” e "
Shade of blue” rappresenta un buon modo per accendere l’interesse, ma anche più efficaci delle due prime tracce del programma si rivelano “
Slow it down”, con le sue spire soniche pulsanti e liquide, la
title-track del disco, intrisa di un ipnotico
mood etnico, e “
Cinderella’s at the ball”, fremente di ondeggiante e liquida elettricità sonica.
All’appello mancano ancora il disinvolto
blues n’ roll “
Reap what you sow” e un altro grumo di “buone vibrazioni” denominato “
Woe to me”, in cui
Vena sfoggia tutta la gamma di modulazioni di cui è dotata la sua flessuosa ugola.
“
Distant land” non è un esordio “rivoluzionario”, nemmeno nell’ambito circoscritto della restaurazione di suoni “classici”, eppure la tensione espressiva che traspare dai suoi solchi finisce per collocare quello dei
Kozmik Landing tra i “nomi nuovi” del genere meritevoli di monitoraggio.
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