Secondo album per questa ex one-man band finnica creata da
Tuomas Saukkonen ex
Before The Dawn e ora mente dei
Wolfheart.
Il nostro ora si può godere i servigi di
Mikko Heikkila alla voce pulita, quindi i
Dawn Of Solace da creatura unipersonale, diventano un duo sempre sotto l’egida della
Lead Demon.
Il nuovo album è stato pubblicato a ben quattordici anni di distanza dal precedente "
The Darkness"; questa pausa prolungata è servita a
Saukkonen per chiudere una carriera artistica e aprirne una nuova, ed ora possiamo finalmente goderci questa nuova fatica.
C’è da dire che questo nuovo album è intriso di onde malinconiche, prendendo in prestito il titolo; questo profumo oscuro, intenso e umbratile percorre tutta l’opera che la fa brillare.
Si perché di brillantezza oscura qui si parla; basti pensare alla stupenda opener “
Lead Wings” che è anche il primo singolo.
Un brano possente in questo up tempo con le chitarre che tirano le fila di una melodia triste che duetta con le vocals pulite di
Heikkila; il solo è melodico e carico di densità e pathos.
“
Silence”, è un brano che risente di un certo umore goticheggiante, soprattutto nei tocchi di piano.
Il doom dei nostri rivela un cuore emotivo che viene espanso dalle vocals pulite e dai riff delle chitarre heavy, per certi versi ricordano gli
Amorphis più recenti.
Nell’ascoltare il brano “
Hiding” dalle venature acustiche, si viene immersi un onde sonore piene di melanconia.
Bisogna dare un plauso al duo, perché la voce è un quid in più che diventa strumento per veicolare emozioni in relazione all’impatto sonoro della musica.
Il brano doom/ goth cantato in lingua madre “
Tuli” è l’unico che presenta una certa asprezza aggressiva; una sorta di rabbia dolorosa repressa che salta fuori nelle parti harsh.
“
Choice”, è una gran bella cavalcata heavy dalle tinte cangianti e fosche ma che serra le fila con riffing intensi e affilati.
Il brano marcia cadenzatamente per poi prendere quota nel ritornello e anche qui i conterranei
Amorphis fanno capolino.
“
Ghost” chiude il disco con un brano triste, fatto di sola voce profonda e piano; il pathos è tangibile e il chorus è fatto di triste bellezza.
Un album che apre questo corso del nuovo anno in maniera eccelsa; si è dovuto aspettare tanto, ma l’attesa è stata premiata.
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