Con "The Parallel Otherworld" gli Eidolon appongono il settimo sigillo alla propria discografia. La band dei due fratelli Drover, da un paio d'anni entrambi alla corte di Dave Mustaine nei suoi Megadeth, ha trovato un nuovo vocalist, l'ottimo Nils K. Rue (Pagan's Mind), che succede a Brian Soulard (ha preso parte ai primi quattro dischi) ed a Pat Mulock che ha invece cantato sugli ultimi due, "Coma Nation" e "Apostles of Defiance". Ed il nuovo disco continua a seguire il solco tracciato in precedenza, anche se è indubbio che per l'occasione accanto al loro potente e tecnico power/thrash abbiano acquisito un ruolo importante influenze dai connotati progressive. Non se se sono dovute anche alle precedenti esperienze di Nils K. Rue, certo è che il cantante norvegese su questo disco fa un ottimo lavoro, dalla titletrack che apre il disco sino alla conclusiva "The Oath", cover del grandioso brano dei Mercyful Fate dove, chicca del disco, gli assoli sono ad opera dei due chitarristi originali: Hank Sherman e Michael Denner. Ma ad impreziosire il disco ci sono anche altri ospiti ad affiancarsi alla chitarra di Glen Drover, tra questi Michael Romeo (Symphony X), Chris Caffery (Savatage) e Frank Aresti (Fates Warning).
Spetta alla titletrack aprire il disco e si tratta anche della canzone più lunga, ben oltre gli 11 minuti, che dopo una breve intro si evolve in una prog & thrash song articolata e spezzata da diversi cambi di tempo ed atmosfere, dove si mette sin da subito in evidenza Nils K.Rue. In effetti un brano così lungo e complesso è un modo un po' atipico per aprire un CD, a semplificare le cose ci pensa quindi "Arcturus #9", mid-tempo roccioso con un gran chorus priestiano e sospinto dal drumming di Shawn Drover. Ad ogni modo non si tratta mai di brani troppo facili e lineari, aggettivi che non vanno a braccetto con gli Eidolon. Tra le altre canzoni, ottima la resa di "Ghost World" e "Spirit Sanctuary", che riescono a tenere alta la tensione grazie anche ad un ottimo guitarwork e ad un brillante Rue, e di una "Astral Fight" possente ma ingentilita da un azzeccato refrain.
"The Parallel Otherworld" è un gran bel disco che ci consegna una band migliorata nel tempo (e dai recenti innesti) che sopratutto non ha sofferto degli impegni "extra" dei due membri principali.
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