Ok … la copertina non è un capolavoro di arte grafica e l’
intro recitata che apre il disco difficilmente sarà ricordata per la sua tensione emotiva assieme alle leggendarie prestazioni di
Orson Welles e
Christopher Lee, ma se vi piace l’
heavy / epic metal “classico”, i
Wardress meritano certamente almeno una
chance d’ascolto.
Tedeschi, fondati nel 1984 e solo oggi in grado di trasformare le loro passioni musicali in un debutto discografico ufficiale, i nostri offrono un lavoro completamente consacrato, per sonorità e soggetti lirici, alla tradizione del genere, abbeverandosi copiosamente all’inestimabile fonte ispirativa garantita da Iron Maiden, Omen, Saxon e Manowar.
Il ritorno in auge di questi suoni, anche tra le generazioni più giovani di musicisti, fa sì che quello che in altri tempi avremmo probabilmente definito un albo “anacronistico”, diventi in realtà un buon esempio di competenza e attitudine all’interno di una corposa rappresentanza di “difensori della fede”, indifferente alla reiterazione pressoché sistematica dei
cliché.
A differenziare la falange dei semplici plagiari da quella degli autentici sostenitori della purezza del
Metallo Pesante sono, come sempre, la vocazione e la forza espressiva, e se sulla prima, tenendo conto anche della storia del gruppo, non ci sono molti dubbi, per quanto riguarda la seconda, “
Dress for war” si attesta su un livello medio, a patto che, ovviamente, non ci si aspetti di trovare tra i suoi solchi situazioni inaspettate.
Dopo tante parole, non rimane che immergerci in queste “familiari” e immarcescibili atmosfere enfatiche e bellicose, alimentate dalla vena epica di “
Prelude to war”, dalle pulsazioni di “
Wardress”, dall’andamento strisciante e sinistro di “
Thou shalt now kill” e dalla cavalcata di “
Mad raper”.
Entrati nel clima, anche assorbire gli accenti
kitsch lambiti in “
Metal melodies” diventerà abbastanza agevole, soprattutto perché prontamente sostituiti dall’energia evocativa di “
Dark lord”, dalla cornice gotica di “
Betrayal” e dal dinamismo
proto-thrash di “
Atrocity”.
A completare il programma, arrivano infine la oscura e massiccia “
Werhen” e “
Metal league”, un atletico
anthem che pone fine alle ostilità attraverso un (altro) palese atto di piena devozione perpetrato nei confronti dei colossi del
British HM.
I
Wardress non possiedono la capacità di distinzione propria dei fuoriclasse e tuttavia perlomeno il ruolo di onesti e capaci propugnatori della fiera
tradizione metallica direi che lo ottengono senza troppi patemi.
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