Era già uscito alcuni mesi fa con il titolo
“Mustan Sydämen Rovio” il primo album solista di
Marco Hietala, bassista e cantante dei
Nightwish dal 2002. Fiutato il colpaccio,
Nuclear Blast ha chiesto all’artista di ricantare tutti i brani in inglese (idioma di certo più accessibile dell’originale finlandese) per ripubblicare il lavoro con un investimento mediatico decisamente diverso.
E devo ammettere - contro ogni aspettativa - che
“Pyre Of The Black Heart” è davvero un buon lavoro, lontanissimo dalle sonorità della band madre e molto più epico (
“Stones”, “Death March For Freedom”) e progressivo alla maniera di
Arjen Lucassen (
“Star, Sand And Shadow”, “For You”).
Le tastiere (presentissime) impreziosiscono episodi più introspettivi come
“The Voice Of My Father” (che ha qualcosa di
Roger Waters) o
“I Dream” (che non avrebbe sfigurato in un album cantato da
Geoff Tate).
Un paio di canzoni smaccatamente 80s e fin troppo “coraggiose” (
“I Am The Way” o
“Runner Of The Railways”, nonostante l’ottimo assolo di Hammond) penalizzano leggermente quella che è una riuscita e sorprendente prima prova di
Marco (o
Marko, fate voi)
Hietala.
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