Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:55 min.
Etichetta:Black Balloon
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. UNKNOWN
  2. INTENZ
  3. SIXXTH
  4. 26 BULLETS
  5. BIG TARGET
  6. INSANE LANE
  7. BREAKDOWN
  8. FINDING TRUTH
  9. STATE OF MIND
  10. TAKE A MINUTE
  11. STRUGGLING

Line up

  • Leo Moracchioli: vocals
  • Kenneth Varhaug: guitar
  • Tom A. Furenes: guitar
  • Stefan Koningsberg: drums
  • Pal Jakobsen: bass

Voto medio utenti

Esplosivi ed anfetaminici, i Lowdown sembrano incarnare la risposta Norvegese agli Slipknot ed ai loro cloni assortiti.
Tutti in divisa nera, volti pittati con una striscia anch’essa nera, così come nera è l’atmosfera che si respira nel loro disco d’esordio, asfissiante aggressione brutal-ossessiva.
Un martellamento continuo e costante che non concede spazio a nulla che non sia infernale energia primordiale.
Zero assoli, zero passaggi anche solo vagamente melodici che talvolta appaiono in queste espressioni di nuovo metallo estremo, microscopici ed ininfluenti i rallentamenti di questo tornado tribale che porta alle estreme conseguenze ciò che fù proposto da Pantera e Machine Head nemmeno tanti anni fa.
Il problema di questo stile metal e dei Lowdown in particolare resta comunque quello della monotonia. Superato l’impatto annichilente della title-track o di “Intenz” si procede per inerzia, sapendo perfettamente che il prossimo brano sarà identico a quello precedente, e diventa persino difficile capire quale canzone si sta ascoltando.
Frasi costruite col minor uso di parole possibile, ma ripetute ed urlate un numero incalcolabile di volte fino a giungere al puro sfogo animalesco (“Insane lane”), ritmi claustrofobici che si rincorrono senza sosta con un effetto di ipnosi ultraviolenta, ma sempre identici, ripetitivi ed indistinguibili tra di loro, fino a tirare quasi un sospiro di sollievo all’arrivo della conclusiva “Struggling” nella quale compare il co-produttore Zet, membro dei Ram-Zet.
Questo è il limite della band Norvegese, alla quale non sono sufficenti gli sforzi del cantante Moracchioli (..che immagino non sia un puro vichingo..) per tenere distante il senso di noia che cresce con lo scorrere dei brani.
Un album sfiancante, adatto agli incalliti appassionati del genere che non siano alla ricerca della varietà, ma soltanto di un ora di frastuono frenetico e di selvaggio bombardamento.
Stupisce un po’ che la Black Balloon, capace di pubblicare eccellenti gruppi stoner/psych-rock come We o Camaros, abbia assoldato questo quintetto di martellatori agli antipodi per mentalità dalle altre formazioni in cartello.
Non è escluso comunque che si riveli scelta felice, poiché il genere “tira” soprattutto tra le generazioni più giovani, ed i Lowdown potrebbero conquistarsi un buon seguito se all’altezza di migliorarsi.

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