Mai mi sarei immaginato di trovarmi sotto mano un lavoro così! Ottime speranze per il quartetto svedese, ma con il precedente "Fiendish Regression" credevo di aver ascoltato l'apice musicale di una delle poche band scandinave in grado di tener banco a qualsiasi altra band esistente (esclusa una n.d.a.).
Il ritorno dei Grave si è rivelata una graditissima sorpresa, un lavoro completo, un disco grandioso, ma anche una mazzata tra capo e collo che nessuno si sarebbe aspettato potesse crescere ancora così rabbiosamente dopo l'ultimo episodio; "As Rapture Comes" racchiude in sè una lezione di sano, puro Death Metal di matrice scandinava, e non solo, da impartire a chiunque sia dedito al genere.
Prodotto negli Abyss studio, già Dimmu Borgir e Immortal, questo disco conferma, attraverso l'ascolto, un posto nell'olimpo dei mostri sacri del genere.
Le dieci tracce sono tutto ciò che si può volere da un disco death, a partire dalla prima song "Burn", pezzo molto immediato e vagamente ricordante sonorità e tempi che hanno fatto la gloria degli Obituary, ma diciamo subito basta con i paragoni, giunti a questo punto i Grave non devono averne di nessun genere!
L'album si evolve in un marciscente, distruttivo ed abominevole sound, a momenti le chitarre sembrano colpirti proprio in testa come magli che cadono ripetutamente da un'altezza elevatissima, in "Through Eternity" meglio che in altre si capisce di cosa stiamo parlando, chitarre rozze ma mai troppo grezze, riffs gravosi che trovano velocità degne di nota subito dopo momenti più pacati e c'è spazio pure per pezzi più tecnici, caratterizzati sempre dalla solite accelerazioni di batteria che arrivano a toccare tempi quasi grind...cazzo, davvero affamato di tutto il capitano della band Ola Lindgren che a mio parere ha perfezionato pure la voce, producendo un growl fantastico.
Beh, sto fondendo il lettore dell'auto ormai, non c'è un solo istante in cui penso che mi possa annoiare l'ascolto ripetuto, quasi straziante, di questo capolavoro, ottima pure la cover degli Alice In Chains, il pezzo scelto, "Theme Bones" sembra essere stato scritto 14 anni dopo dai nostri svedesi invece che dalla band capitanata dal defunto Layne Stanley, un'ottima riproduzione nel proprio stile.
Sicuramente quest'album è da avere, un must per tutti gli amanti della scena scandinava, ma come ho già sottolineato per tutti i Deathsters, un disco che lascerà molti di voi senza fiato, fidatevi del mio consiglio, sono sicuro che non rimarrete delusi, "buy or die!"
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