Gli
Stone Cold Fiction sono una giovane band di Bristol, UK, al loro album d'esordio per l'etichetta
Don't Tell Anyone Records. Siamo nel territorio di un rock/grunge con forti influenze neo-psichedeliche e prog-ambientali, un sound sovente morbido e talvolta quasi intimista ma sferzato a tratti da una corrente più hard-oriented, come nell'iniziale "
Mary" che ricorda gli All Them Witches.
"
CCTV" è un rock intenso dalle ombrose tonalità grungy, mentre "
Slowburner" è un raffinato percorso neo-psych/post-rock che alterna toni avvolgenti ed eruzioni elettriche. Ottimo brano.
"
Avoiding in a way" si posiziona sullo stesso registro musicale ma con atmosfera molto più tetra, notturna e bluesy, una traccia molto rarefatta e liquida che di solito non ti aspetti da musicisti così giovani. Davvero buono il cesello chitarristico di
Matt Rowe. "
Mind on trial" è un altro post-rock agrodolce alla ATW/Abrahma, con buona melodia vocale, invece "
End" è uno slow elegante che ricorda vagamente una "Planet caravan" più blues e minimalista.
"
Landscape" è lo sforzo maggiore prodotto dalla formazione inglese: dieci minuti di psycho-prog elegante e riflessivo, sempre sospeso tra rarefazioni oniriche e intensità rock. Risultato valido, ma a mio avviso un pò ridondante e ripetitivo. "
Catatonia" è un'altra electro-ballad essenziale, che chiude il lavoro confermando la direzione primaria del trio di Bristol.
Buon album di debutto, una proposta interessante e migliorabile. Consigliato ai palati fini, che apprezzano le atmosfere trasversali ed i passaggi meditativi, le melodie sognanti ed il mood rilassante e riflessivo.
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