Se tempo fa qualcuno m’avesse detto che un giorno mi sarei ritrovato a recensire una band turca l’avrei preso per pazzo. E invece eccomi qua a parlare dei
Thrashfire (un nome un perché) e del loro secondo album “
Into the armageddon”. Questa premessa è doverosa perché vi assicuro che se non conoscete la band e inserite il CD nel lettore, vi giochereste la nonna che i nostri provengano dalla Germania e suonino il thrash metal incazzato che normalmente fuoriesce dalla crucconia! E invece eccoli qui a stupire tutti non solo per il fatto di provenire da Ankara, una città certamente non con una grande tradizione metal, ma anche e soprattutto per aver tirato fuori una vera e propria mazzata di album!
Appreso che la band è in giro addirittura dal 2006 e che ha già pubblicato un altro album oltre questo preso in esame, andiamo a scoprire cosa ci aspetta una volta premuto play: un fottuto assalto sonoro (o un fottuto massacro collettivo, come diceva il buon
GL Perrotti), un assalto in your face che non ti lascia tregua, esattamente come dovrebbe essere un disco di puro thrash metal di derivazione teutonica. Permettetemi una digressione forse un po’ facilotta: visto il paese di origine del gruppo, durante l’ascolto del disco non ho potuto far a meno di accostare cotanta violenza sonora a violenze ben più concrete che spesso e volentieri sono state messe in atto (o lo sono ancora) nella loro terra natia, e la cosa mi ha abbastanza disturbato.
Considerazioni a parte, dal punto di vista musicale nulla da eccepire. Il riffing è selvaggio e serratissimo, la voce è sempre urlata, come ai bei vecchi tempi, la velocità è sempre elevata, salvo nei micidiali rallentamenti che aggiungono potenza e tensione ai brani, e anche dal punto di vista prettamente tecnico il trio ha dalla sua un’ottima preparazione che emerge durante l’ascolto dei pezzi e li rende ancora più compatti e letali, complice anche una produzione di tutto rispetto, old school ma al passo coi tempi nello stesso momento…
Inutile sottolineare come nulla di originale sia compreso tra i solchi dell’album, ma chi mi conosce sa che è qualcosa che non mi interessa quando la qualità dei singoli brani si mantiene alta. Se qua e là salta fuori qualche soluzione già sentita in passato (spesso mi sono venuti in mente i Protector più selvaggi di inizio carriera), è altrettanto vero che i brani funzionano alla grande, l’album ti tritura il cervello dall’inizio alla fine, quindi sticazzi dell’originalità a tutti i costi. Preferisco un disco genuino, pieno di attitudine e di sostanza, pur se derivativo, ad album ‘nuovi’ ma dai contenuti scialbi. Soprattutto quando si parla di thrash metal, e soprattutto quando ogni giorno ascoltiamo lavori di band ossessionate dagli anni ’80 ma che non riescono a ricreare le giuste atmosfere come invece sanno fare questi
Thrashfire.
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