Se c'è una cosa che questo "
Excelsis", prima opera degli americani
Isle of the Cross, mi insegna, è di non giudicare mai, mai e poi mai dal primo ascolto.
Mi spiego.
Il polistrumentista americano
Je Schneider, coadiuvato da una cantante, un growler ed
Eric Gillette (Neal Morse Band) ai solos, mette in piedi uno stranissimo concept su due innamorati che si perdono e si ritrovano in continuazione, fino a giurarsi di continuare a cercarsi anche nell'aldilà. Il tutto su una struttura musicale che definire eterogenea è riduttivo: qui in un batter d'occhio si passa dal prog-death (che è un pò la base del prodotto) a momenti eterei, a inserti elettronici, a brani più cadenzati e pestati, il tutto in equilibrio tra growl, voce femminile e sussurri pieni di promesse...
E' un album che mi ha spiazzato, non mi è piaciuto per niente al primo ascolto, e poi ha cominciato a crescere, soprattutto in cuffia, dove la miriade di dettagli sonori è più facilmente fruibile.
"
Excelsis" è di sicuro l'album meno immediato che avrete ascoltato negli ultimi tempi, ma forse proprio per questo, se la vostra apertura mentale in fatto di metal ve lo consente, merita di essere fruito. A voi la scelta.
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