Copertina 7

Info

Past
Anno di uscita:2019
Durata:52 min.
Etichetta:Earth and Sky Production

Tracklist

  1. COME NASCE UN EROE
  2. L'ESTASI DEL SANGUE
  3. L'ARDIRE DEGLI AVI
  4. DIVINA LAMA INVITTA
  5. CANTO DI DOLORE DELL'ANTICA DEA MADRE
  6. CONSACRATO ALL'ETERNO
  7. SAFINIM
  8. DI EROICA STIRPE

Line up

  • Lupus Nemesis: vocals, guitars, guitars (acoustic), orchestrations
  • Triumphator: guitars, bass, vocals (backing)
  • Tamoth: drums, vocals (backing)

Voto medio utenti

Quella degli Atavicus è stata una storia particolare e travagliata: nati dalle ceneri dei Draugr dopo quel capolavoro massimo di “De Ferro Italico” (2011), i nostri nel 2014 pubblicarono il loro Ep d’esordio e dopo altri due singoli ecco che finalmente, nel 2019 sono riusciti a pubblicare il loro primo album in studio.
Rispetto ai Selvans (l’altro gruppo nato dallo scioglimento dei pagan metallers abruzzesi) che fino al 2019 avevano pubblicato due album in studio, più tutta una serie di lavori di taglio più piccolo, gli Atavicus hanno fatto le cose con molta più calma. Ma ciò che conta è che finalmente questo “Di Eroica Stirpe” è tra le nostre mani e possiamo affermare senza esitazione alcuna che esso continua la scia tracciata da quello che furono i Draugr, con quel Metal Pagano particolarmente feroce, ma al tempo stesso fiero, epico e atmosferico.

Lo scream ferale, le ritmiche selvagge a base di blast beat e marce forzate, il riffing particolarmente feroce in odore di Black Metal nei suoi giorni migliori ci danno una band che non ha timore di estremizzare il proprio sound, come in “Estasi del Sangue” che è un pezzo particolarmente violento. Ma il gruppo abruzzese ha uno spettro stilistico discretamente variegato, ed ecco che accanto alle parti Black Metal sparate a mille all’ora si incastrano sparuti gorgheggi femminili, massicce orchestrazioni solenni, piccole parti acustiche dal sapore Folkloristico, voci pulite e i cori epici e battaglieri che delineano paesaggi e atmosfere di qualche millennio fa. Ecco che in tutto questo c’è spazio per un pezzo più melodico e dalle atmosfere più malinconiche come “Canto di Dolore dell’antica Dea Madre”, un pezzo molto sofferto a tratti. “Divina Lama Invitta” è un pezzo battagliero e diretto, come “L’ardire degli Avi”, tutti pezzi che dal vivo diventeranno dei classici per gli Atavicus.
Su “Consacrato all’eterno” c’è poco da dire: è un pezzo strumentale di due minuti che può ricordare parecchio i primi Turisas che pare essere un pezzo incompleto e messo lì. Nulla toglie e nulla aggiunge al disco, tant’è che se non fosse stata presente non ci avrebbe esattamente cambiato la vita…
Di caratura decisamente diversa è “Safinim”, un pezzo lungo che sa alternare con disinvoltura un sound sanguigno ad uno più sfaccettato, rivelando la versatilità del trio abruzzese con le parti Folkloristiche a cesellare questi dieci minuti d’ampio respiro.
Volutamente non ho ancora citato “Come Nasce un Eroe” e la canzone che dà il titolo al disco, che rispettivamente aprono e chiudono questo lavoro e lo fanno nella maniera più epica e trionfale che mai.
Nello specifico la canzone finale, dietro a quell’aria solenne e alla sua marcia baldanzosa è una lettera d’amore per la propria regione, con un fortissimo senso d’appartenenza che si traduce in una lode commovente alla propria storia e cultura.

In questo album aspro, nel quale epicità e violenza vanno di pari passo, abbiamo delle canzoni autentiche e sincere nelle quali le battaglie fanno da contorno a valori e ideali che sono protagonisti assoluti e sanno comunicare molto a chi è disposto ad ascoltare questi testi.
E giungiamo alla fine di questa recensione con una piccola riflessione finale, dettata da un personale disagio a recensire certi lavori. Disagio che nasce dal dare un voto numerico a tutto questo che avete letto: ecco, come si può dare un “voto” ad un tale gesto d’amore per la propria terra? A questa fierezza di far parte di una storia più grande della propria vita?
Molto semplicemente tutto questo non si può racchiuderlo e comunicarlo con una fredda valutazione numerica. Quindi lasciate perdere il voto in calce, perché quello che conta veramente è che questi cinquanta e rotti minuti di musica sono “eterni, indomiti e lucenti”.
E speriamo in una ristampa in vinile, perché la copertina è una vera e propria gioia per gli occhi!

*vecchia recensione apparsa nel mese di maggio 2020 sulla defunta webzine Metal Winds.

“Terra mia tanto amata che a chi t’ammira incanti l’anima, il mio onore più grande è aver dato la vita per te”

Recensione a cura di Seba Dall

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