A breve distanza dall'ep d'esordio "Nidingsdåd Utav Det Uråldriga" giunge il tanto atteso (almeno dal sottoscritto) album d'esordio per una delle più malsane e malefiche creature partorite dalla incessante vena creativa di Swartadauþuz, indomino polistrumentista dietro migliaia di progetti, tra cui i più meritevoli sono Bekëth Nexëhmü, Gnipahålan, Muvitium & Gardsghastr. E' proprio a quest'ultima band, autrice lo scorso anno del superlativo "Slit Throat Requiem" che si rifà questa nuova creatura, soprattutto nell'uso delle tastiere, senza dimenticare dei richiami più melodici che rimandano ai finlandesi Vargrav. Insomma pur volendo citare dei nomi nuovi, le radici dei Greve affondano e si nutrono della miglior scuola scandinava della seconda generazione, proponendo un sound freddo, spettrale e marcio. Ottima la prestazione dietro la microfono per Lik, che riesce a variare in maniera convincente il suo screaming a seconda delle sfumature sonore proposte. In questo ottimo "revival" non poteva mancare una copertina degna dei capolavori di metà anni novanta a far da cornice ad un album che soddisferà ampiamente quelli che, come me, amano la sostanza della musica estrema e che difficilmente si fanno impressionare da inutili orpelli o da band saltate sul carrozzone nell'ultima ora ... L'unica cosa che lascia un po' perplessi è la cover di "I Nordiskt Vrede" Gnipahålan, un'autocitazione di cui avremmo fatto volentieri a meno ... Se siete degli amanti di sonorità scolpite nel ghiaccio e codificate nell'odio, state pur certi che "Nordarikets Strid" si piazzerà nel vostro lettore e vi soggiornerà per moltissimo tempo ... un'ottimo inizio di 2020 che fa presagire un'altra annata al'insegna dell'odio sonoro più puro.