Una delle formazioni leggendarie dell'hard rock americano anni '70 e '80. Milioni di dischi venduti, brani immortali come "
Cities on flame with rock'n'roll", "
Don't fear the reaper", "
Godzilla", "
Me 262", soltanto per citarne qualcuno. Tour e popolarità in ogni angolo del mondo, fonte d'ispirazione per moltissime band contemporanee. Questo sono, in estrema sintesi, i
Blue Öyster Cult.
Una carriera cominciata alla fine dei '60 come Soft White Underbelly, nome mutato qualche anno dopo ispirandosi ad un poema di Sandy Pearlman che parlava di un sinistro "Culto dell'ostrica blu", in pratica una armata aliena pronta ad invadere la Terra. E le tematiche sci-fi alternative saranno una costante del periodo d'oro di questo storico gruppo. Io me ne innamorai a tredici anni, ai tempi del live "
On your feet on your knees" (1975), uno dei più bei dischi dal vivo della storia del rock, che all'epoca conservavo religiosamente su musicassetta. Il periodo '72 - '81 è stato sicuramente il più brillante e significativo dei
BOC, quando sono stati realizzati capolavori assoluti del calibro di "Blue Oyster Cult" (1972), "Tyranny and mutation" (1973), "Secret treaties" (1974), "Agents of fortune" (1976) e "Spectres" (1977), una serie di album che non possono mancare nella collezione di un vero appassionato di hard rock. Uno stile fiammeggiante, intenso, creativo, visionario, che intreccia la solidità terrena del rock viscerale con aperture leggermente psichedeliche e rivolte allo spazio infinito. Anni magici ed indimenticabili.
Durante gli eightiees la band perde un pò di smalto, anche per la decisione di seguire un'impostazione maggiormente fruibile al pubblico di massa, ma realizza comunque lavori di grande spessore come "Fire of unknown origin" (1981) e "Club ninja" (1985). Dopodichè cominciano le frizioni all'interno del gruppo, che portano a clamorosi abbandoni ed infine allo scioglimento. Ma i fondatori,
Eric Bloom e
Donald "Buck Dharma" Roeser, non si arrendono e, con vicissitudini alterne, mantengono in vita i
BOC perlomeno a livello live e con qualche sporadica realizzazione in studio.
Arriviamo dunque a questo "
Hard Rock Live Cleveland 2014", quinto live ufficiale della discografia, una dimensione che ha sempre esaltato le caratteristiche e le straordinarie qualità degli statunitensi.
Diciamo subito che un paragone con il già citato "On your feet on your knees" o con lo splendido "Extraterrestrial live" (1982), sarebbe quantomeno ingeneroso. Sono trascorsi decenni e l'energia, l'esplosività, la potenza, l'entusiasmo giovanile, non possono essere gli stessi. Quindi quali carte restano da giocare? Indubbiamente la classe, l'esperienza di mezzo secolo di musica e la qualità straordinaria e senza tempo delle canzoni. Nel set registrato in Ohio, ci sono tutte le migliori delle diverse tappe della carriera. Le sferraglianti "
The red and the black", "
Me 262", "
Cities on flame with rock and roll", con il loro mix di hard fumigante e melodie vagamente sinistre, le radio-oriented "
Burnin' for you" e "
The vigil", gli hits planetari "
Don't fear the reaper" e "
Godzilla", la superballad "
Then came the last days of may" (che mantiene intatto il suo fascino mistico a distanza di quaranta anni) ed anche gli episodi più conturbanti e psichedelici come "
Career of evil" e la clamorosa "
Black blade", puro hard-psych in anticipo sui tempi.
Manca qualcosa a livello d'impatto, soprattutto vocale, ma l'abilità tecnica rimane sopraffina. Alle spalle dei due canuti veterani, c'è un trio di tutto rispetto formato dal chitarrista/tastierista
Richie Castellano, il bassista
Kasim Sulton ed il batterista
Jules Radino, che contribuiscono più che dignitosamente a rendere solida e credibile quest'ultima incarnazione della band.
Un disco dal vivo che non pretende di sfidare il passato, cosa peraltro impossibile, ma semplicemente di dimostrare che i
Blue Öyster Cult sono ancora vivi e desiderosi di portare nel mondo le loro canzoni, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del rock.
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