Da anni lì a sbattersi nell'underground statunitense, i Winters Bane in realtà hanno acquisito una certa notorietà per avere avuto nelle proprie file l'esordiente Tim "Ripper" Owens, passato poi ai Judas Priest ed ora frontman negli Iced Earth e nei suoi Beyond Fear. Con Owens alla voce i Winters Bane avevano realizzato nel 1993 l'album "Heart Of A Killer", dopo la sua uscita il chitarrista Lou St. Paul (a quanto pare il vero mastermind del gruppo) si era preso incarico delle vocals su "Girth" (1997), un lavoro che ad ogni modo è quasi da considerare più come un side project di St. Paul che il secondo album dei Winters Bane. Probabilmente con risultati inferiori alle aspettative dello stesso St. Paul che ha aspettato parecchi anni prima di poter riassestare la formazione, sopratutto con l'innesto di un singer di razza: Alexander Koch (Powergod, Scenes, ex Spiral Tower) e quindi ritornare sulle scene con il qui presente "Redivivus", album che inciso nel 2005 viene solo ora distribuito in Europa dalla label tedesca Metal Heaven.
Nel gruppo, assieme allo sconosciuto bassista Jeff Welch, incontriamo il quotato ed esperto batterista Mark Cross (Firewind, ex Metalium ed Helloween), e ritroviamo anche le sonorità originali del gruppo, un US Metal, che denota l'influenza di gruppi come Sanctuary e (sopratutto) primi Nevermore, ma pure Metal Church, Cage e Seven Witches.
Nove brani caratterizzati dai riff roventi di Lou St. Paul, anche discreto solista e songwriter, dal martellare preciso e potente di Mark Cross e con la bella voce di Alexander Koch a dire tranquillamente la sua. Nessuna ballad e nessun tentennamento, canzoni che anche nei refrain più che ammiccare graffiano, come ad esempio quelli dell'opener "Seal the Light" o della priestiana "Spark To Flame". "The World", "Catching The Sun" e "Remember To Forget" corrono di meno, pezzi massicci dove i Winters Bane tengono comunque alta la tensione. A spaccare ci pensano "Dead Faith", dove sono evidenti gli influssi thrash e nel cantato di Koch richiami al miglior Warrel Dane, ed una dirompente (ben spronata dal drumming di Mark Cross) "Despise The Lie" alla quale spetta anche il compito di chiudere il disco.
A quanto pare i Winters Bane hanno saputo scrollarsi di dosso l'ombra di "Ripper" Owens, realizzando un discreto album di puro Heavy Metal. Redivivi.
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