Questo
"Telemark" rappresenta il primo di due EP che
Ihsahn, noto ai più come frontman degli Emperor, farà uscire nel corso di questo 2020 per
Candlelight Records e nelle intenzioni dell'artista si tratta di un lavoro da cui dovrebbe emergere il lato più estremo della sua musica: tuttavia più che di lato estremo parlerei di approccio più tradizionale ai brani e di un sound meno sperimentale e più vicino ai primi lavori della sua carriera solista. I tre brani inediti infatti mettono da parte tutte le contaminazioni che abbiamo ammirato nell'ultimo lavoro in studio "Amr" uscito nel 2018 e propogono un approccio più diretto nella stesura dei brani, che comunque rappresentano appieno la visione musicale propria di Ihsahn che anche in questo caso si dimostra musicista talentuoso e sempre alla ricerca di espressioni musicali accattivanti e mai banali. A tal proposito esemplare è l'utilizzo abbondante del sassofono che troviamo ben presente in "Striding", "Nord" e "Telemark" che soprattutto nei primi due brani è capace di raggiungere picchi espressivi davvero elevati e ad amalgamarsi con grandissima coerenza nel tessuto sonoro che Ihsahn propone. A dispetto della pressochè totale assenza di clean vocals, i brani in questione spaziano tra passaggi più diretti ed altri più intimi e sussurrati che ben rappresentano il dualismo a cui l'artista norvegese ci ha ben abituati nel corso della sua carriera solita, lavorando sempre di fino nella cura delle armonizzazioni e dei dettagli delle canzoni. Oltre a tre brani inediti, di cui la titletrack rappresenta forse l'episodio meno convincente, "Telemark" presenta anche due cover che ben esemplificano l'ampiezza delle influenze di Ihsahn: a fianco di "Wrathchild" degli
Iron Maiden troviamo infatti "Rock And Roll Is Dead" di
Lenny Kravitz, scelta che certo non stupirà più di tanto i fan di Ihsahn dal momento che per la realizzazione dell'ultimo "Amr" lo stesso artista ha più volte dichiarato di aver tratto ispirazione dalle produzioni e del songwriting di artisti pop del calibro di Abba e Michael Jackson. La prima viene resa in maniera molto fedele all'originale, con giusto qualche armonizzazione di sassofono che la ripulisce dall'irruenza quasi punk e gli aggiunge un tocco quasi funky e sexy che ben si sposa con l'incofondibile scream di Ihsahn. Stessa sorte tocca anche al brano di Kravitz, su cui il nostro non stravolge la natura intrisecamente rock/blues del pezzo ma ne da una sua rivisitazione dove il sassofono è di nuovo protagonista e si amalgama ancora meglio che nel pezzo dei Maiden, donando una sfumature sensuale alla canzone.
"Telemark" quindi ci mostra ancora una volta quanto Ihsahn sia una personalità di primo livello nell'ambito metal e di come, uscita dopo uscita, non abbia ancora perso la voglia di mettersi in discussione e intraprendere nuove strade espressive attingendo anche da mondi che con il metal in senso stretto hanno poco a che spartire. Attendiamo fiduciosi e curiosi l'uscita del prossimo EP.
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