Malgrado la produzione di Tommy Newton, l'intervento di Tore Ostby (Ark, Conception) per un guitar solo su "Anubis" e la creazione del logo ad opera di Mattias Noren, il debut full lenght dei tedeschi Ra's Dawn non riesce a spingersi al di là di un heavy-power alquanto scontato che la band cerca in qualche modo di personalizzare con influenze prog metal (i Fates Warning con John Arch, i Dream Theater di "When dream and day unite"), puntando anche molto su ritmiche orientaleggianti e testi che parlano di mitologia egiziana (già sviluppati nei precedenti 2 demo, che avevano permesso alla band di esibirsi come supporto di Threshold e Dead Soul Tribe). Il convincente speed power con tanto di refrain corale da stampo in testa e strati di tastiere di "Forever" chiama in causa Helloween e Symphony X, a cui fa seguito la più lenta "Anubis", heavy-dark evocativo dal ritmo orientaleggiante animato da un break in stile power metal con taglienti riffs della coppia Schmitz-Schoppa, si torna al power martellante e rabbioso con "In oceans of lies" (ancora un break che mette in luce la bravura dei 2 chitarristi), poi l'inutile breve strumentale acustico ("Scarlet dawn") che lascia il posto a "The masque of the red death", in cui ci si avventura in territori heavy-epic rubacchiando un riff di Malmsteen presente in "I am a viking", la successiva "Flame of war" si mantiene su toni epici ma risulta più riuscita perchè racchiude un catchy refrain corale molto trascinante e incursioni negli Helloween di "Livin' ain't not crime" e nell'heavy celtico del Gary Moore di "Over the hills and far away". "Terrified" è forse il brano più personale della band, un heavy prog mai troppo accelerato, melodico e graffiante con solide ritmiche e diversi cambi di tempo che non disdegnano omaggi anche agli amanti dei riffs dokkeniani, la conclusiva "Exodus" alterna una prima parte di heavy mistico-orientaleggiante (sorretta da strati di tastiere) ad un breve intermezzo di power-thrash seguito da un lungo break strumentale (il prog metal dei primi Dream Theater) concluso con il ritorno alle atmosfere iniziali, rese ancor più oscure e minacciose. Da consigliare a chi ha già apprezzato "V" e non ha troppe pretese: i Ra's dawn non diventeranno mai i nuovi Helloween o Symphony X, ma sanno usare bene le chitarre e chissà che in futuro non riescano a liberarsi da certi schemi così da non costringerci a chiamare più in causa i maestri del power e del prog metal.
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