Anche stavolta c'è cascato! Aveva detto al mondo intero che non avrebbe avuto più senso continuare a registrare album perché non si vendevano e, invece, si è trovato in sala a cantare su pezzi composti e suonati - come da sua tradizione nel nuovo millennio - direttamente da un produttore.
La fiera dello standard, ecco cos'è l'ultimo parto in casa
Osbourne. E l'opener "
Straight to Hell" non fa altro che confermarlo! La seguente "
All My Life" riesce a bruciarsi fin da subito: già dopo un minuto ci fa capire quale direzione andrà a prendere. L'apertura e le tristi ripartenze in "
Goodbye" confermano la scarsa voglia di riproporci qualcosa di veramente originale. Quella più autoriale risulterà, appunto, la collaborazione con
Sir Elton Hercules John: "
Ordinary Man". Seguita dalla funzionale "
Under the Graveyard", finché non parte una delle tanto auto-citazioni dell'album. Non così sfacciata come in "13" (vedi Black Sabbath), ma comunque fastidiosa e inopportuna. "
Eat Me" vive nell'anonimia pura, cosa che "
Today Is the End" pare voglia confermare. Abbiamo richiami ottantiani in "
Scary Little Green Men" che, nel suo incedere, riesce a coinvolgerci abbastanza bene. "
Holy for Tonight" permea l'atmosfera di tristezza, prima della caciara inutile e ridicola della conclusiva
"It's a Raid". Eh, sì! Perché, la traccia di chiusura è proprio questa. Non il suo featuring nel pezzo di Post Malone "
Take What You Want", forse il più curato dell'intero lotto. Pur essendo una bonus track...
A nulla servono le varie partecipazioni - si fa per dire - illustri di
Slash e
Tom Morello, così come gli strumentisti d'eccezione
Duff McKagan e
Chad Smith. Il motivo è presto detto: quello che sentiamo non pare frutto di musicisti in carne ed ossa. E, alla fine, ci ritroviamo in mano un disco letteralmente di plastica, cantato su basi precostruite da chi l'attitudine non sa proprio dove stia di casa. Fonti autorevoli parlano proprio di bassi sintetizzati. Aggiungiamoci che, come autrice, compare in 8 pezzi su 10 una certa
Alexandra Tamposi, nota per essere stata vocal coach nella versione statunitense del talent show The X Factor. Insomma, non aspettiamoci più di sentire l'
Ozzy di una volta perché, quello ha finito di essere un'artista quando è iniziato il suo processo di osmosi con l'entertainment.
A cura di Giovanni "nonchalance" Cau