Personalmente non ho mai approfondito più di tanto la scena Black metal russa, senza particolari motivi in realtà; sempre usando la classica scusa del “poi quando ho tempo vedo”. Devo ammettere a me stesso di aver sbagliato.
L'album che ci accingiamo ad affrontare è un blocco granitico quanto armonico (binomio sia di esecuzione che di fruizione da non sottovalutare) di black metal che fonde bene atmosfera, ispirazione creativa e cattiveria tipica del genere. L'atmosfera fredda, pesante e claustrofobica che permane l'opera risulta costante, presente ma non invadente, e di conseguenza piacevole all'orecchio avvezzo a questo tipo di sonorità. Emblema di essa è sicuramente la traccia numero due, "
the frozen", che si articola su una base ritmica inizialmente pesante ma incalzante, assaggio di una magistrale prova ritmica di
GXfff in tutti i 47 minuti dell'album. I battiti diventano presto martellanti accompagnati da chitarre che ciclicamente toccano note alte e basse in continui sussulti di agonia che arricchiscono ulteriormente il brano, che verso la fine raggiunge il culmine della propria dinamica compositiva con un bellissimo basso ad avvolgere il tutto. La buona vena compositiva del gruppo si evidenzia anche nella traccia di apertura, che fa pensare molto ad un mix fra i polacchi Mgla e gli islandesi Svartidaudi dell'ultimo “Revelation of the red sword”. Il disco si conferma molto vario ed ispirato, prendendosi anche i suoi tempi con episodi più compassati; come la fantastica traccia conclusiva “
upwards” che mantiene alta l'attenzione fino alla fine, grazie ad una struttura solida ed un main riff ipnotico. Infine un plauso alla produzione che ritengo perfetta, come anche la prova vocale.
Sicuramente una delle uscite più interessanti di questo inizio 2020.
A cura di Manuele Marconi
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?