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Today Is The Day sono una band affascinante, spesso difficle da inquadrare in maniera chiara: la creatura di Steve Austin infatti nel corso della propria esistenza ha incrociato il suo cammino e si è contaminata con diversi generi musicali come il grindcore, noise, rock alternativo ed altri creando un sound unico e multiforme, in cui il filo rosso che collega tutte le uscite è un senso di angoscia e nichilismo che pervade ogni disco. Difficile quindi prevedere cosa il nuovo album
"No Good To Anyone" abbia da offrire all'ascoltatore che avrà il fegato di accostarsi alla nuova fatica discografica della band americana: le 14 tracce che vanno a comporre il disco si segnalano per una certa eterogeneità per quanto riguarda le sonorità che spaziano da brani alternative che ricordano formazioni come i Sonic Youth (come la delicata "Callie", "OJ Kush"), passando per pezzi come "Cocobolo" che ricordano i Melvins e toccando territori oscuri con la titletrack in cui basso e tastiere Moog creano un substrato inquietante che permea l'intera canzone. In "Attacked By An Angel" Austin tiene banco con la sua voce cantilenante in un brano che sa di Melvins lontano un miglio e che man mano che si svolge assume toni via via sempre più pesanti senza mai però esplodere, cosa che avviene in "You're All Gonna Die", un brano dal forte sapore rock che raggiunge il proprio apice nel ritornello quasi noise che riporta in mente, seppure non con la medesima ferocia, la vena schizzata e malata di "Temple Of The Morning Star" soprattuto quando le vocals di Austin si trasformano in uno scream gelido e disperato a cui siamo abituati. I brani sono praticamente tutti della durata di una manciata di minuti e propongono un sound forse meno estremizzato rispetto al passato, ma da cui emerge in ogni caso il lato malato e distorto del mastermind Austin, vero padre e padrone dei Today Is The Day. Insomma, "No Good To Anyone" è un disco che presenta spunti notevoli e brani davvero interessanti pur non raggiungendo gli apici compositivi di lavori come "Sadness Will Prevail", "Temple Of The Morning Star" o "In The Eyes Of God": è comunque un'opera da cui traspare la personalità del mastermind Steve Austin, che seppure non si avvicini mai a territori propriamente metal in senso stretto è capace di attirare l'attenzione della fetta di ascoltatori più metal-oriented.
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