Gli inglesi
Live Burial giungono al secondo full-lenght con questo “
Unending Futility” che affina lo strumentario death metal old school già visto con il debutto “
Forced Back To Life” del 2016.
Sin dall’opener “
Seeping Into The Death” sono chiari i riferimenti della band, oltre ai, da loro stessi citati,
Asphyx,
Autopsy e
Obituary, è possibile sentire chiari rimandi al thrash metal teutonico di bands come i primi
Kreator, soprattutto nelle vocals, sgraziate e aggressive quanto basta, e in alcuni ferali attacchi di chitarra, come nell’inizio di “
Condemned To The Boats”.
Il fascino di questa musica, che non passerà mai di moda, lo si può riassumere nelle lunghe introduzioni dei pezzi, che partono magari lente per crescere con il passare dei secondi e poi esplodere in aggressioni furibonde, per poi avere vistosi rallentamenti, a tratti sulfurei, prima di tornare con barbarica virulenza ad attaccare i nostri padiglioni auricolari. Ascoltate per esempio “
Rotting On The Rope”.
Dopo la breve piece acustica di “
Winds Of Solace” il disco si chiude con la monumentale “
Cemetery Fog”, quasi dieci minuti di death metal con le palle d’acciaio, capace di omaggiare le prime cose di bands immortali come
Incantation e
Immolation.
“
Unending Futility” sembra un ripasso di storia, la storia del death metal, ed è un disco che sarebbe potuto uscire tranquillamente agli inizi degli anni ’90.
Si potrà obiettare sull’originalità della proposta, ma quando un disco è ben composto, ben suonato e ben prodotto, onestamente certi discorsi lasciano il tempo che trovano. Chi ama il death metal vecchia maniera qui troverà pane per i suoi denti.
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