Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:59 min.
Etichetta:Steamhammer / SPV

Tracklist

  1. WE STAND AS ONE
  2. COAT OF ARMS
  3. EMPTY MAN
  4. FLOREANA
  5. DRIVE
  6. IT'S ONLY YOU I SEE
  7. TOO COOL FOR AC
  8. BACK IN THE DAY
  9. DEJA VU
  10. WHEN THE LOVE IS SHARED
  11. PERSONAL HALLOWEEN

Line up

  • Andy Powell: guitar, vocals
  • Mark Abrahams: guitar
  • Bob Skeat: bass
  • Joe Crabtree: drums

Voto medio utenti

Non è facile parlare di una band le cui origini risalgono alla metà degli anni '60 dello scorso secolo. Infatti la prima incarnazione dei britannici Wishbone Ash è datata 1966 con il nome di Empty Vessels, cambiato qualche anno dopo in Tanglewood. Il passo definitivo avvenne nel 1969, con il trasferimento a Londra e l'adozione del nome passato poi alla storia, guidati dai chitarristi Andy Powell e David Turner, dal batterista Steve Upton e dal bassista Martin Turner. Questa è la line-up che realizzò una serie di lavori da considerare vere gemme dell'hard rock settantiano: "Wishbone Ash" (1970), "Pilgrimage" (1971) ed il celeberrimo "Argus" (1972). Dopo quel disco, la popolarità del gruppo lievitò ai massimi livelli, sia in Europa che negli Stati Uniti, che divenne in seguito la residenza stabile dei WA. Ma in America, dopo la metà dei '70, l'ispirazione della band comincia a calare. Alcuni lavori non eccelsi e forti problematiche interne, portano agli anni '80 e ad un percorso con alterne fortune. Pur reclutando musicisti di grande spessore come John Wetton e Trevor Bolder, i grandi mutamenti stilistici avvenuti all'interno del panorama rock internazionale, relegano i Wishbone Ash in una posizione abbastanza marginale. Ma gli inglesi non hanno mai mollato definitivamente, anzi hanno continuato a pubblicare lavori in studio e ad esibirsi dal vivo per lo zoccolo duro dei loro fans.
Con questo "Coat of arms" si supera abbondantemente i venti album ufficiali, ma la discografia è assai complessa anche perchè oggi esistono anche i Martin Turner's Wishbone Ash guidati da uno dei membri fondatori. Qui invece il leader è il chitarrista/cantante Andy Powell, anche lui presente dall'inizio, insieme ai veterani Bob Skeat (basso) e Joe Crabtree (batteria) ed al giovane chitarrista new-entry Mark Abrahams. Le armonie ed i ceselli delle due chitarre sono una caratteristica storica della band, tanto da essere citate come influenza sia dai Judas Priest che dagli Iron Maiden, ed anche in questo disco recitano il ruolo di protagoniste assolute. Ad esempio nella lunga title-track, dove il rock elegante e pacato si fonde con le lontane radici bluesy in un brano di grande intensità poetica. Più hard, alla maniera dei Wishbone Ash, l'iniziale "We stand as one" che ripropone l'atmosfera leggermente epico-nostalgica dell'epoca di "Argus". Riff semplice ma efficace, chitarrismo brillante e qualche momento quasi bucolico, segnano un altro dei migliori episodi della scaletta. Con "Empty man" entriamo invece nel territorio del folk rock britannico, uggioso e malinconico, alla maniera di Jethro Tull o Traffic. Il profumo di campagna inglese viene ravvivato nel finale da una bella coda elettroacustica, per un episodio estremamente vintage da parte di chi questo tipo di sonorità le ha inscritte nel proprio Dna.
Ci sono indubbiamente anche dei passi falsi, vedi le ballate romantiche "Floreana" e "Deja vu" a mio avviso un pò troppo zuccherose, ma va detto che anche questo è un aspetto tradizionale del loro stile, mai troppo aggressivo e rumoroso bensì incentrato sulle soluzioni più sofisticate e ricercate.
In fatto di episodi rarefatti e sognanti molto meglio la notturna ed appassionata "It's only you I see", ballad in crescendo con un tocco di hard melodico in pieno revival settantiano. Il ritmo antico, caldo e trascinante, di "Back in the day" ci riporta al classic rock dei Rolling Stones o Bruce Springsteen, invece la robusta "Too cool for AC" mostra un approccio molto americano, con un groove southern alla Allman Brothers Band e brillanti duetti solistici, mentre la conclusiva "Personal Halloween" presenta anche vibrazioni funky alimentate dalla presenza di un arrangiamento di fiati.

Dopo mezzo secolo i Wishbone Ash sono ancora qui, capaci di realizzare un buon album ricco di sfavillanti chitarre ed atmosfere che profumano di epoca d'oro del rock. Certo non siamo a livello dei capolavori del passato, ma è meritevole il tentativo di ripercorrere quella strada dopo un periodo più orientato verso il blues rock. Lavoro particolarmente indicato per i fans della vecchia guardia, ma gradevole per tutti coloro che amano il rock classicamente settantiano.

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