Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:58 min.
Etichetta:Moribund Records

Tracklist

  1. 14 VOICES
  2. FISTED ASPIRATION OF SANCTUARY
  3. SELF DESTRUCTION FIEND
  4. TWIN WITCHES OF RUIN
  5. VEINS WIDE OPEN

Line up

  • Lance Gifford: instruments
  • Lörd Matzigkeitus: vocals

Voto medio utenti

"A Voice From Beyond Death" è il primo ed unico disco per i Live Suffer Die dal momento che il leader Lance Gifford passava a miglior vita nel settembre dello scorso anno.

Una storia triste per un disco di depressive black metal.
Una sorta di quadratura del cerchio, verrebbe da pensare.

I Live Suffer Die, al di là delle circostanze che rendono morbosamente affascinante la loro musica, sono, però, un gruppo del tutto "particolare".
Non lasciatevi, infatti, ingannare dall'etichetta DSBM con la quale li ho identificati più in alto: "A Voice From Beyond Death" è un album contorto, tutt'altro che facile e concepito, sembra, per non piacere proprio a nessuno poiché privo, in modo orgoglioso, di facile attrattiva e fastidiosissimo come la prova vocale di Lörd Matzigkeitus, a metà tra i Silencer e i Bethlehem di "Dictius Te Necare", il quale non canta, ma si contorce dal dolore durante tutto il disco raggelandoci fin nel profondo.
A tutto questo va aggiunta una parte strumentale, di pregevole fattura soprattutto nei bellissimi assolo, in bilico tra doom depresso, lancinanti melodie gonfie di lacrime, e momenti più veloci, alla Judas Iscariot, per completare il quadro di un lavoro fuori da ogni schema, malatissimo, angosciante e davvero al limite della sopportazione, sebbene affascinante nel suo essere incarnazione purissima di mal di vivere e sofferenza in generale.

Per quanto detto finora, risulta molto difficile dare un giudizio in un senso o nell'altro per "A Voice From Beyond Death": anche gli amanti dell'estremo, infatti, potrebbero trovarlo "troppo" per i propri gusti e certamente le vocals faranno da deterrente per il 90% degli ascoltatori (se conoscete Silencer e "Dictius Te Necare", lo avrete già capito), tuttavia i più marci tra di voi qui dentro troveranno la giusta dose di depravazione e malattia che un monicker come Live Suffer Die, una sorta di sentenza in pratica, lascia trasparire prima ancora che premiate il tasto play sul vostro lettore.
Per quanto mi riguarda, forse anche per il momento storico non certo luminoso in cui scrivo queste parole, queste atmosfere da vero inferno (senza il fascino dell'inferno dantesco) intrise di follia e puzzolenti come il vomito, mi hanno conquistato.
E mi hanno anche fatto schifo.
Nel profondo.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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