Senza aver preso in considerazione la particolare storia dei Bedemon o la catena di avvenimenti che hanno portato alla realizzazione di "Child of darkness", non si può dare il giusto valore a questo disco.
Partiamo quindi da lontano, retrocedendo fino ai primi anni '70 e puntando l'attenzione sul chitarrista americano Randy Palmer. Un nome che i più esperti avranno riconosciuto, in quanto verso la metà di quel decennio entrò a far parte della cult-band Pentagram, grandi pionieri del filone heavy rock/doom.
Musicista tecnicamente non eccelso ma espressivo ed adatto al genere, la sua carriera è stata purtroppo compromessa da problemi caratteriali e soprattutto dallo smodato ricorso alle droghe, una dipendenza durata quasi per l'intera vita.
I Bedemon nascono proprio su iniziativa di Palmer, appena qualche mese prima del suo ingresso nei Pentagram. Il chitarrista voleva dare corpo ad alcune sue trame doom-rock e chiese collaborazione ai due futuri compagni Bobby Liebling e Geof O'Keefe e ad un amico d'infanzia, il bassista Mike Matthews, ed è questo lo schieramento originario del gruppo.
Bisogna però chiarire bene che nessuno dei quattro amici pensò mai ai Bedemon come una "vera" band, nè alla possibilità di incidere dischi o fare esibizioni dal vivo. Era soltanto un estemporaneo progetto da studio coordinato da Palmer, che infatti potè ritrovarsi soltanto tre volte nell'arco di un lustro registrando una mezza dozzina di pezzi con l'impianto personale di O'Keefe. Ci fu ancora una sessione più tarda a metà degli '80, nella quale una diversa line-up produsse un paio di nuovi brani, poi su tutto calò il silenzio.
Ma il nome Bedemon, nato per scherzo mischiando i vocaboli Behemoth e Demon, ha continuato incredibilmente a diffondersi nella cerchia degli appassionati, caricandosi sempre più di leggende e misteri fino a diventare una specie di Olandese Volante del doom.
Come è facile immaginare, visto il clima da reunion di questi tempi, il sotterraneo interesse per il gruppo ha inevitabilmente portato alla sua rifondazione nel 2002.
Senza Liebling, troppo impegnato coi Pentagram e poco in salute, il restante trio è riuscito a completare una decina di canzoni, con l'idea di aggiungere in un secondo momento il contributo di qualche cantante. Purtroppo i piani sono stati drammaticamente sconvolti soltanto tre mesi dopo, a causa dell'improvvisa tragica scomparsa di Randy Palmer, deceduto per le conseguenze di un'incidente d'auto.
Purtroppo è questo l'ultimo atto della genesi di "Child of darkness", nato nel segno di un grande dolore. Infatti O'Keefe ha deciso di onorare la memoria dell'amico deceduto portando a termine il progetto ideato insieme. Così il presente album raggruppa tutti i brani scritti dai Bedemon dal '73 fino all'inizio del nuovo millennio, mentre in un futuro prossimo uscirà il disco con i pezzi realizzati durante la breve ripresa dell'attività.
Il problema è che nel presente caso la base era costituita da vetuste registrazioni semi-amatoriali, perciò nonostante l'utilizzo delle tecnologie più moderne non è stato possibile cancellare del tutto una resa sonora piuttosto casereccia e ben al di sotto degli standard contemporanei.
Per quanto riguarda l'aspetto stilistico è ovvio che Palmer e soci seguivano la corrente doom-rock settantiana, ispirandosi totalmente al duplice modello Black Sabbath-Pentagram, mentre il livello di qualità dei brani è abbastanza altalenante. Da una parte ci sono episodi di valore come la corposa "Touch the sky" che il chitarrista porterà in dono alla sua nuova band (insieme alla famosa "Starlady", non inserita nella raccolta...nda), ed altri ottimi esempi di questo filone rock, vedi la title-track, la mortifera "Serpent venom" o ancora "Time bomb" e "Nighttime killers" dove Palmer può dare sfogo alla sua buona vena solistica.
Dall'altro lato s'incontra qualche passaggio sviluppato in modo scolastico e frettoloso, fatto poco sorprendente perchè la natura improvvisata del progetto obbligava i compagni di Palmer ad imparare ed eseguire le canzoni nell'arco di poche ore.
Comunque a bilanciare gli aspetti negativi c'è la solita cura maniacale del contorno, classica dei prodotti targati Black Widow. Nel booklet trovate tutte le notizie possibili sui Bedemon e su Randy Palmer, il testo ed il commento di ogni canzone e varie foto d'epoca. Addirittura la cover è stata disegnata seguendo esattamente un vecchio bozzetto del chitarrista, recuperato chissà dove. Di fronte a tale meticolosità non resta che levarsi il cappello.
Il giudizio finale sull'attrattiva di questo lavoro è legato al sentimento con cui lo si ascolta. Per tanti sarà soltanto roba sorpassata suonata da una band ininfluente, oltretutto peggiorata da un sound scadente, mentre per altri sarà un piccolo pezzo di storia dimenticato che riemerge dalle nebbie del tempo. Basta capire quale modo di pensare ci rappresenta meglio.
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