Dunque, come ve la racconto?
Questo album è '
liquido'... se avrete la bontà di stare con me fino alla fine della rece, capirete il senso della mia affermazione.
La fredda cronaca: per chi non li conoscesse, gli americani
Elder sono in giro da un bel pò d'anni, a proporre una mistura molto originale di psychedelic rock, progressive, heavy ma non troppo... E questo nuovo, quinto capitolo della loro vita discografica, "
Omens", rappresenta la perfetta epitome dell'essenza di codesta band.
Cinque brani, lunghi intorno ai 10-12 minuti l'uno, lunghe aperture strumentali ed atmosferiche, intorno alle quali si incardinano le (poche) interessanti lyrics di ogni brano. Qualcosa a cavallo tra Tool, Porcupine Tree, Pink Floyd ma intorno a
Atom Heart Mother o
Meddle, piccole accelerate moderne alla Mastodon, ma non troppo. Il tutto, condito da un innegabile gusto per la melodia e per il suono come arte pura, ma molto spesso diluito in ripetizioni o estensioni delle parti strumentali che spesso, forse, rischiano di suonare un pelo fini a se stesse. Vero è, d'altronde, che il genere di riferimento degli Elder li voglia alla costante ricerca dell'atmosfera, del colore, del mood, per cui un album come "
Omens" andrebbe ascoltato nella sua interezza, avendo l'accortezza di prendersi il tempo per gustarselo tutto intero, in pace, con calma, al buio, da soli.
Non è un disco facile, ma se riuscirete a soddisfare tutti i prerequisiti cui accennavo, potreste riuscire a farvelo scorrere nelle orecchie.
Liquido.
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