Dal Cile arrivano questi
Ocultum, trio fortemente debitore del doom di
Black Sabbath e
Pentagram, con un approccio low-fi (non so fin quanto voluto) che ha come peculiarità principale delle vocals che più si addicono al raw black metal che non al doom settantiano.
Tra i pregi di questo disco c’è un’atmosfera acida e oscura che pervade tutte le quattro tracce, le quali, pur essendo mediamente più lunghe di dieci minuti, riescono a non essere noiose o ripetitive.
La title track ha un groove che somiglia a un macigno e il suono è così ruvido e sporco che sconfiniamo in ambito drone.
Una ulteriore caratteristica della band è che sembra non disdegnare nessuna delle derive del doom, con frequenti incursioni anche nello sludge/stoner o addirittuta dello psych doom. Ascoltate lo stralunato e acido assolo di “
Residue” per rendervene conto.
Talvolta vengono in mente addirittura i
Loss o i
Khanate.
L’inizio di “
Ascending With The Fumes Of The Dead” è esoterico ed introduce a vocals questa volta sì pulite ma lisergiche.
La conclusiva “
Reflections On Repulsiveness” si pone sulla scia di quanto già fatto in precedenza, mantenendo alti gli standards compositivi della band.
Il fascino sempiterno di certe sonorità, accoppiato al fascino altrettanto irresistibile di un certo modo di suonare e produrre la musica, oscuro, malato e perverso, dà vita ad un sound marcio fino al midollo.
Non trovo difetti di sorta in questo disco, a parte la scarsa originalità, si intende, ma a chi importa?
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?