Gli
Irist debuttano sotto le grandi ali di mamma
Nuclear Blast che li ha voluti battezzare con un largo battage mediatico.
Non sono la next big thing in campo metal questo quartetto, ma fa del metal evoluto tecnicamente ben fatto e non asettico; nei troppi prodotti dedicati al genere purtroppo ho notato sempre una certa mancanza di emozionalità, di colpire la pancia, perché l’obbiettivo è il cervello con tecnica strumentale sublime ma purtroppo che rendeva il tutto freddo ed è un male per l’heavy metal.
Perché il metal in ogni sua sfaccettatura ha bisogno di generare emozioni, e questa band sa usare l’emotività in ottica moderna.
L’opener “
Eons” è una ramificazione elettrica di percussività urlata, rabbiosa figlia del metalcore ma non moscia; i riffing compressi con i controtempi e certe atmosfere care ai primi
Mastodon si sentono perfettamente.
Ci sono anche aggressioni in blast beats col chorus che si avvita su un riff compresso a spirale; l’intermezzo arpeggiato con apertura prog metal e cantato riverberato è un bijoux.
“
Burning saga the cleansing”, è una bastonata in testa con riffing compressi, controtempi e rullate e una voce urlata e rabbiosa.
La tecnica strumentale del quartetto è presente ma con note minacciose e una certa dose melodica inquietante.
“
Creation” prende il via da rullate veloci di batteria che poi esplodono in un riff serrato con rabbia dolorosa.
Ma tra le righe se si ascolta bene il tutto c’è sempre un filone melodico oltre la selva energica e muscolare, alla fine del brano difatti c’è una parte che ci porta ai
Tool più rilassati per poi colpire pesantemente.
“
Insurrection” parte in sordina, in modo anomalo rispetto alle prime tracce; partenza arpeggiata per poi ecco sublimare in pesantezza con un tempo medio e figlio del metal estremo; i riffing serrati sono la base che porta al chorus urlato e melodico.
La conclusione acustica stempera di molto la veemenza della composizione ma non è slegata da tutto il resto.
“
The Well”, è un attacco con blast beats a palle incatenate che diventa marcia cadenzata, lenta opprimente con riffoni al limite del doom; la voce non smette di urlare, aggredire ma con una bellissima parte tooliana nell’intermezzo che deflagra in una parte pulita.
Detto ciò, questo disco è buono, qualche cosa da correggere c’è, ma in filigrana; la sostanza è presente e se questo è solo un debutto, questa band potrebbe dare soddisfazioni, tante soddisfazioni.
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