In piena epoca nu metal, il buon
RJ Dio pubblica questo "
Angry Machines" che ha fatto storcere il naso a parecchi suoi fans.
Il motivo è presto detto, le musiche del folletto italoamericano si discostano - sopratutto nei suoni - da tutta la precedente produzione risultando in parte più fredde, oscure, le chitarre sono più taglienti, l'immaginario fantastico abbandonato totalmente a favore di lyrics di denuncia contro la modernità rappresentata dal dominio delle macchine sull'uomo.
Credo però che dare un giudizio così sbrigativo sia irrispettoso nei confronti non solo di uno dei maggiori esponenti della nostra musica, la cui ugola da tenore prestato al Metal hanno fatto scuola, ma del disco stesso che a parere di chi scrive presenta degli spunti interessanti e merita di essere riscoperto.
L'influenza nu metal all'epoca dell'uscita del disco (1996) è stata inevitabile - si sentano le melodie di brani quali "
Dying In America" o delle lente e potenti "
Big Sister" e "
Istitutional Man", ma perciò dire che siano pezzi brutti è una falsità, l'impronta di Dio è sempre presente solo va ricercata mentre sicuramente più vicina al classico sound della band sono brani quali "
Don't Tell The Kids" uno speed metal che ricorda le vecchie "
Night People" o "I
Speed At Night" , così come degne di nota sono la complessa "
Stay Out Of My Mind" con un lungo intermezzo di archi, fiati, campionature elettroniche e riff ribassati a donare un'atmosfera lugubre e la splendida ballad "
This Is Your Life", forse la migliore scritta dal piccolo grande artista.
Bene ha fatto la Bmg, nel corso del decennale della morte del cantante, a ristampare gli ultimi 4 dischi del catalogo, un doveroso omaggio peraltro impreziosito dalla presenza di numerose bonus tracks, live, ben 12 in questo CD.
È proprio vero, le leggende non muoiono mai.
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