Ultimo lavoro in assoluto per la band dei
Dio ( ma non per Ronnie che continuerà con gli Heaven And Hell ), l'importanza di questo "
Master Of The Moon" è proprio nell'essere l'ultima testimonianza del gruppo e questo al di là del valore intrinseco dei brani.
Lontano sicuramente dai fasti dei primi due dischi, ma anche dall'ottimo "Killing The Dragon", il lavoro vive di luci ed ombre e paga una certa stanchezza compositiva.
Non che manchino i pezzi buoni partendo dalla coppia iniziale con l'opener la veloce "
One More For The Road" e la seguente evocativa e magniloquente titletrack, come buono è l'hard rock di "
The End Of The World" e la suggestiva ballad "
The Man Who Would Be King" nella quale Ronnie ci delizia con la sua voce sublime, poi però abbiamo tracce abbastanza ordinarie che sono piacevoli ma nient'altro
Forse è colpa nostra che da un gruppo del calibro dei Dio ci si aspetta sempre il capolavoro, il fatto sta' che nonostante la grande prova dei rientranti Craig Goldy e Jeff Pilson il disco non verrà ricordato come tra i migliori
Come bonus, oltre ad alcuni classici in veste live, c'è "
Prisoner In Paradise" una studio track presente nell'album originale.
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