Al di là di titoli come "
Made of Metal", "
We Shall Never Surrender", "
The Gates Of Hell", i finlandesi
Wishing Well non sono una nuova band ispirata da Manowar, Saxon o Venom, ma scopriamo cinque musicisti con i capelli ingrigiti, già al loro terzo album, che guardano più lontano nel tempo, sino ai seventies e a formazioni come Deep Purple o Rainbow, e, seppur in maniera meno evidente, anche a Uriah Heep e Thin Lizzy.
Certo, il loro approccio, come quello dell'opener "
Do or Die", è più esuberante, ma l'anthemica "
We Shall Never Surrender", la più frontale "
To Be or Not To Be" e "
The Gates of Hell" (porte tinte di rosso porpora, probabilmente...) non lasciano certo dubbi, e soprattutto ci portano a promuoverli ampiamente. In questo, gran parte del merito va ascritto alla voce calda e profonda del cantante cileno
Rafael Castillo (al suo secondo album con i
Wishing Well), ma non va sottovalutata nemmeno la coppia formata da
Anssi Korkiakoski e
Arto Teppo che sa ricreare il giusto feeling, esprimendo un buon groove, adrenalinico e corposo, come ben documentano "
Sermon on the Mountain" o "
Homeless Soul", brani dove un valente
Castillo si fa fortemente dickinsioniano, sino a spingersi vicino alla contraffazione nel corso di "
Live and Learn", ballad elettrica baciata da un bell'assolo ma al di là di questo piuttosto scontata.
Un disco solido e compatto, che avrebbe meritato un po' di varietà in più e qualche episodio banale e prevedibile in meno (arrischierei "
Made of Metal", "
Lost in the Night" e, nonostante quel flauto che vi fa capolino, "
Cosmic Ocean"), e porta alla nostra attenzione un gruppo sanguigno e in grado di alzare le pulsazioni a chi guarda con favore ad una onesta rivisitazione degli anni '70-80.
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