Avevo seguito con interesse le vicende degli Unreal City, realtà nostrana subito riconosciuta a livello internazionale da pubblico e critica per le indubbie doti nel recuperare con personalità il sound del Rock Progressivo Italiano degli Anni Settanta. Dalle ceneri di quella band nascono oggi i
Quel Che Disse Il Tuono, e le affinità con il progetto sopraccitato non mancano di certo.
“Il Vero Dei Riflessi” è un concept album elaborato che attraverso le sue cinque lunghe composizioni
“tratta i temi della schizofrenia latente nell'essere umano, della repulsione delle proprie personalità - considerate come deviazioni - e della loro accettazione in quanto parte imprescindibile dell'individuo stesso”.
Eccoci allora catapultati indietro nel tempo in un
tour-de-force lirico/musicale che mette a sistema il chitarrismo sofferto dei Pink Floyd con il tastierismo drammatico dei Genesis (
“Il Paradigma Dello Specchio”), le atmosfere heavy e sinistre degli Atomic Rooster (
“Figlio Dell’Uomo”) con momenti soffusi e bucolici alla PFM (
“Chi Ti Cammina Accanto?”), le spigolosità caratteristiche di Balletto Di Bronzo e Biglietto Per L’Inferno (
“Il Bastone E Il Serpente”) con le aperture nervose e cinematografiche di Goblin e King Crimson (
“Loro Sono Me”).
Come per gli Unreal City, è difficile definire con precisione il confine tra “plagio” e “omaggio”, ma è fuor di dubbio che la passione e la determinazione messe in gioco dai
Quel Che Disse Il Tuono meritano attenzione e supporto incondizionato.
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