Se vi piace lo sludge-metal più marcio ed opprimente, i
Weed Demon di Columbus, Ohio, sono quello che fa per voi. Estremisti sonori, massimo tonnellaggio, pesanti come un caterpillar che vi schiaccia i testicoli, sono una di quelle band che punta esclusivamente alla nicchia degli amanti del sottogenere. Prendere o lasciare.
Dopo l'ingannevole intro acustico "
Atmospheric drag", che non c'entra nulla col resto del disco, partono cinque lunghi brani di puro toxic-sludge amfetaminico, compresso, slabbrato e stordente. "
Bithquake" è uno strumentale di otto minuti che ricalca come carta carbone gli Sleep di "Dopesmoker", con il riff ellittico e pastoso che avvolge come un sudario di tenebra. Hypno-sludge alla massima potenza, derivativo ma indubbiamente efficace.
Quando in "
Serpent merchant" subentrano le vocals, l'effetto claustrofobico aumenta ancora. Un cantato rauco, scivoloso, lugubre, che accompagna lo snodarsi maligno di un trip ultrametal che schianta l'ascoltatore con una colata di cemento drogato. Ma gli americani sono anche bravi nel creare variazioni all'interno dei loro percorsi allucinati, lo testimoniano le evoluzioni del riffing in "
Crater maker" e "
Sporelord" dove sembra di assistere ad una jam tra gli Electric Wizard ed i Sourvein, con l'obiettivo di soffocare ogni resistenza grazie ad un wall-of-sound impenetrabile e monolitico. Più accessibile il southern-sludge "
The elder tree pyre" che, a parte la voce ursina, mostra un andamento energico e stoner. Roba sempre heavy, ma più commestibile.
I
Weed Demon confermano quanto già espresso col precedente "Astrological passages" (2017), cioè di essere una sludge-band senza compromessi, implacabili nel loro tiro ossessivo ed asfissiante. Per il genere, una ottima uscita.
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