I Void Generator sono il prodotto degli interscambi all'interno della piccola scena romana orientata verso lo stoner ed il rock alternativo. Attivi dal '98, vantano alcune partecipazioni a compilation di heavy rock per etichette nazionali del settore, ed ora giocano la carta dell'album d'esordio autoprodotto.
Il quartetto è formato da musicisti di buona esperienza, quindi uno dei maggiori pregi del loro sound è la capacità di coniugare sicurezza strumentale con soluzioni interessanti, ed il risultato è certamente buono anche se non ancora brillante in fatto di originalità.
Lo stile del gruppo ha una direttrice principale di classico space-stoner, una linea costruita cercando di far convivere fasi grintose e pulsanti insieme a sognanti liquidità lisergiche.
L'esempio più chiaro è il gioiellino iniziale "Path of light", brano da manuale sia nei momenti ritmici incalzanti che nelle dilatazioni magnetiche, con la presenza di qualche influenza scandi-stoner tipo Dozer, Lowrider e compagnia.
Nell'album troviamo numerosi altri episodi del genere che si presentano validi ed interessanti come "Astral manipulations", "Black rainbow", "Sideral connection", "Out of time", assai ricchi di combinazioni di grande effetto. Dinamiche energiche e rallentamenti ipnotici, improvvise accellerazioni e fantasiose impennate solistiche, atmosfere delicate, passaggi muscolari ed anche sottili contributi elettronici, è un'amalgama di spessore che ci indica l'ottima preparazione tecnica del quartetto e soprattutto la profonda conoscenza delle meccaniche di questo filone.
Chi apprezza lo stoner-psych sul tipo di Nebula, Red Giant o anche dei nostri Insider, qui troverà del materiale assolutamente all'altezza e fatto davvero bene, pur se non di nuova concezione.
Occorre ancora aggiungere che la passione per gli incantesimi cosmici dei Void Generator si esprime anche con una seconda formula, altrettanto affascinante: le ballate acustiche. Un tema che richiede sempre attenzione, per il rischio di risultati meno positivi di quelli sperati. In questo caso ad esempio, "Million stars" è una gelida gemma che ci riporta alle meravigliose vibrazioni della storica "Planet caravan", invece gli otto minuti della malinconica "Pale sun" sinceramente non mostrano una sostanza tale da giustificare una lunghezza del genere, finendo per sembrare tediosa.
La sensazione è che la band romana si sia talvolta fatta prendere la mano, prolungando troppo certe situazioni che potevano essere risolte in modo più essenziale, ma si tratta di piccole ingenuità destinate sicuramente a sparire col tempo.
Come quella di chiudere il disco non con la bella "Water all over", cavalcata heavy stoner trascinante interrotta da un mantra rarefatto di buona fattura, bensì con il mattone noise-ambientale "Stefano T. must die", esperimento di drone-music di quelli che sei obbligato ad ascoltare la prima volta e dopo eviti sistematicamente. Nulla di male a fare qualche tentativo in direzioni diverse, ma la traccia non ha proprio attinenze col resto del disco e soltanto i Void Generator possono conoscere i motivi del suo inserimento.
Tirando le somme un bel debutto di settore, con molte cose di qualità ed alcune prolissità da limare.
Per gli appassionati di stoner-space merita procurarselo e non solo per sostenere una formazione nostrana. I Void Generator hanno tutte le capacità per ben figurare in questa scena, magari dopo aver eliminato il superfluo dalla loro proposta.
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