Lo spettro solare in termini scientifici sarebbe la divisione degli elementi nel quale è composto il sole dividendone lo spettro, ovvero la luce attraverso un prisma; avete presente la famosa copertina di
The Dark Side Of The Moon dei
Pink Floyd?
Ma qui si tratta di uno spettro solare nerissimo, glaciale e maligno nella sua aggressività e freddezza.
Questo duo formato da
Tentakel P. membro dei
Todtgelichter e
Xenoyr degli australiani
Ne Obliviscaris vogliono dare nuova forma al black metal e la copertina di questo debut sembra quasi la locandina di un film fantahorror e ogni brano è codificato col nome di un pianeta del nostro sistema solare comprendente la stella solare.
Partiamo con “
Uranus”, strumentale inquietante con tocchi di piano e tappeto di tastiere che ci fa capire il climax emotivo, spaziale e galattico dell’album.
In “
Mars”, ovvero il portatore di guerra citando l’opera del compositore
Gustav Holst, il black metal qui si fa totale.
La formula è annichilente nell’uso dei blast beats, elettronica e screaming; il dualismo vocale tra scream e voce evocativa in sottofondo greve e con il passaggio di serrati beats rende il tutto apocalittico.
Il brano ha anche un’atmosfera evocativa, cerimoniale nell’intermezzo pulito dove echi riverberati e voci ripetono ossessivamente un mantra maligno prima dell’aggressione finale.
“
Venus” inizia con venti spaziali e parti elettroniche per poi devastare il tutto come un buco nero con parti in blast beats feroci come gli screaming supportati dal growl cavernoso della composizione.
Sembra che la lezione dei
Mysticum di “
In The Streams Of Inferno” sia stata assorbita e resa ancora più letale.
“
Jupiter” sembra astro doom, scusate il neologismo ma per me è il termine adatto; qui il brano diventa pesante, riverberato col basso possente e le voci pulite evocative e salmodianti.
Una sinfonia che prende una piega maligna, letale sul finale in urla disumane e squarci tellurici ma rimanendo fredda e inquietante.
“
Neptune” è la contrapposizione rispetto alla ferocia passata; tappeto electro ambient sul quale la voce femminile dell’ospite
Marta ci accarezza con delicatezza prima dell’entrata pesante e senza scampo di un growl cavernoso e tempi doom.
All’interno ci sono parti in tastiera che ricordano le orchestrazioni più spaziali degli
Alan Parsons Project ma rivisti in un’ottica estrema.
“
Saturn” è black metal elettronico, distruttivo; nulla viene lasciato al caso dai beats e dalla marcia senza pietà ma inesorabile dei nostri.
La volontà di abbinare fredda elettronica a ritmi serrati ritmici e screaming rende la formula vincente, sperimentale e ancor più maligna.
Ciliegina sulla torta la personalissima cover che il duo fa di “
Hosannas from the basements of hell” dei cantori dell’apocalisse
Killing Joke che troverete nell’edizione limitata; un tributo verso questi venerati maestri e che fa capire l’apertura musicale della coppia.
Un album che cresce con gli ascolti, impegna, ma che fa capire che c’è una via diversa comunque devota al culto della nera fiamma; citando un capolavoro del genere fantahorror il duo ha compreso che nello spazio nessuno può sentirti urlare.
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