Graveir - King Of The Silent World

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:53 min.
Etichetta:Impure Sounds

Tracklist

  1. CHARNEL BACCHANALIA
  2. SCAPHISM
  3. THE FETCH OF CROOKED SPINE
  4. BATHED IN ACHERON
  5. IN REMNANT LIGHT
  6. IMMACOLATA
  7. WAITING...
  8. FODDER FOR THE GEARS
  9. PHANTASMS IN DAGUERREOTYPE
  10. FATHER, DEVOURER

Line up

  • Pandora: bass
  • XI: drums
  • Emaciation: guitars
  • Gloom: vocals
  • VVoid: guitars

Voto medio utenti

Dalla lontana Australia, paese che ho sempre stimato in materia di musica estrema, i Graveir, dopo un disco auto prodotto del 2016, tornano sul mercato discografico, questa volta grazie alla piccola Impure Sounds, con il loro secondo album che, quasi a sottolineare il terribile momento che sta vivendo la nostra civiltà, si intitola "King Of The Silent World".
Un mondo che, in silenzio, sta aspettando la fine di una specie di incubo, un incubo che forse il genere umano sembra essersi meritato dato che, come sottolinea il quintetto di Brisbane, la linea tra essere umano e mostro è davvero molto sottile.
Non sono degli ottimisti i nostri canguri, così come non lo è il loro black metal (dal sapore "desertico" e vagamente sludge) velato di malinconia e di spunti epici, mai troppo veloce e parecchio suggestivo.
I Graveir sono molto attenti all'aspetto melodico della loro proposta, ma il loro suono resta duro, tagliente e spesso stentoreo riuscendo nel non semplicissimo compito di risultare personale in un mercato sempre più affollato di imitatori o di gente con poche idee.
I nostri, al contrario, di idee ne hanno tante e le distribuiscono nel corso di dieci brani che trasudano orgoglio e passione da ogni poro e che ti spingono a viaggiare con la mente alla ricerca del tuo io e della tua anima, proprio in virtù della forza evocativa di questo "King Of The Silent World" che, almeno alle mie orecchie, suona come un lavoro sorprendente e mai banale sebbene i Graveir, in fondo, non usino nessuna alchimia particolare, ma solo sapiente abilità compositiva ed il giusto mix tra violenza, che non manca, e momenti più cadenzati all'interno dei quali danno sfogo al loro spirito passionale ed a quella tristezza che, come ricordavo più in alto, permea ogni nota ed ogni vocalizzo offrendoci sul piatto una pietanza amara ma fortemente attraente.

Detto che il disco gode di un'ottima produzione e detto che più di una volta qualche lacrima potrebbe solcarvi il volto, se la vostra sensibilità fosse in sintonia con quella degli australiani, vi invito fortemente a scoprire questa piccola perla nascosta nell'underground in modo da lasciarvi affascinare dalle sue melodie e per specchiarvi nelle sue noti dolenti e rabbiose: l'esperienza che ne deriverà sarà esaltante.
Ne sono sicuro.

Mi auguro che la gente si accorga di artisti di questo spessore.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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