Ben 18 anni sono passati da quando
Gus G. ed i suoi
Firewind si sono presentati al mondo del metallo. Tanti cambi di line-up, alcuni importanti, e questo 2020 non fa differenza: perso un elemento fondamentale come
Bob Katsionis alle chitarre/tastiere/tutto, è anche l'ora di un nuovo vocalist, ossia
Herbie Langhans (Avantasia, Radiant, Seventh Avenue ed altri), che alla fin fine è un adepto della scuola Lande/Allen: voce rauca ma potente, ottima estensione ed atteggiamento un filo aggressivo su ogni brano.
Ma è inutile negare che il qui presente, omonimo, "
Firewind", sia ancor di più il figlio di Gus G., ormai incontrastato leader di una band da sempre sua, che gli permette di dar sfogo ai suoi virtuosismi riuscendo ad incanalarli nella "forma-canzone". E la qualità del chitarrismo di questo album è veramente alta! Pezzo dopo pezzo, abbiamo la possibilità di ammirare, da una parte, la mano eccelsa di Gus, che non ha perso un'oncia del suo talento; dall'altra parte, tuttavia, dobbiamo ammettere un eccessivo assomigliarsi di molti brani, così che, laddove alcuni spiccano per freschezza compositiva (
Welcome to the Empire, Devour, Break Away, la lenta "
Longing to know you", l'ottantiana "
All my life"), alcuni altri risentono un pò dell'effetto copia/incolla, risultando non particolarmente ispirati.
Ma ciò non vi tragga in inganno: "
Firewind" è un ottimo album, perfettamente in linea con quanto pubblicato dalla band finora, e merita di essere ascoltato e goduto, da tutti gli amanti del power/heavy chitarristico e veloce.
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