Album d'esordio per questo rock-trio di Gothemburg, attivo dal 2017. Hard rock con forti venature melodiche, tinteggiato di blues e feeling settantiano, a tratti può ricordare nomi gloriosi come Budgie o Foghat mentre in altri frangenti mostra il cipiglio rock'n'roll tutto scandinavo di The Hellacopters, Gluecifer, Turbonegro. Il moniker significa "temporale, tempesta" nell'idioma locale, ed infatti il disco parte proprio con "
Thunderstorm", un up-tempo ritmato ed orecchiabile al tempo stesso. Si capisce subito dove la band vuole andare a parare: brani concisi, diretti, senza troppi fronzoli, robusti ma con una fortissima propensione per le melodie catchy ed orecchiabili. Ci sono evidenti influenze bluesy come nella groovy e radiofonica "
Cutting corners", che richiama perfino qualcosa del southern di The Outlaws o Stillwater, ed ancora di più nella ballata notturna e sentimentale "
Give in", da manuale del rock-blues melodico.
Più cariche ed energetiche canzoni come "
God's grace" o la battente "
The miser", con quel mood rock-garage che piacerebbe sicuramente a Nicke Andersson e compagnia. Tiro "in your face" ed alto livello di orecchiabilità, semplice ed efficace. Ancora caldo groove nella torbida "
Devil's feast" e in "
Defeat", brani sul genere dei nostri Bullfrog, sospesi tra impeto rock ed atmosfera vintage.
Bravi sia sotto il profilo vocale che strumentale, gli
Askvader propongono un disco piacevole, divertente, vario e scorrevole. Non eccezionale, nè particolarmente sorprendente, ma comunque un prodotto dignitoso ed una discreta base per il futuro.
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