I
Graveyhard (da non confondere con i retro-rockers svedesi Graveyard) sono un quartetto di Pontremoli (Massa-Carrara) che definisce il proprio sound come Lunigiana sludge, evocando ovviamente lo stile paludoso che gravita nell'area della Louisiana. In effetti la pesantezza cupa ed arcigna che troviamo in questo "
Pathbuilder" mostra la stessa consistenza di gente come Down, Crowbar, Soilent Green, Superjoint Ritual, Burning Witch, Grief e compagnia, grazie ad un tiro spesso, greve, massiccio, che si apre comunque anche ad altre influenze. Ad esempio scampoli di post-metal che, seppur brevemente, offrono qualche momento di tregua dall'assalto brutale e granitico ("
Dejection","
Burn forever"). Per il resto, regna incontrastato lo sludge più ortodosso, quello dei riff totemici, le ritmiche poderose e rallentate, la voce gutturale e l'atmosfera apocalittica, davvero adeguata al periodo che stiamo vivendo. Canzoni come "
Blame yourself", "
Pathbuilder", "
Holy whiskey" hanno quel pizzico di groove southern malato e distorto che rende più piacevole il muro sonoro generato dalla formazione toscana. Un wall-of-sound di buon livello, denso ed oscuro, melmoso e torvo, talvolta quasi disperato e sconsolato come nella drammatica ed evocativa "
Winter", canzone molto più vicina alle cose di Intronaut ed Abrahma che allo sludge muscolare.
Micidiale la conclusiva "
Chainsaw", dove sembra di ascoltare i Motorhead che jammano con i Crowbar. Potenza metal ed atmosfera sludge-doom, a dimostrazione che la band nostrana possiede qualità e capacità di costruire brani efficaci.
Buona prova, non eccelsa ma solida e convincente. Se amate il metal pesante, intimidatorio, opprimente e tenebroso, i
Graveyhard sono una scelta soddisfacente.
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