Come dichiarato in passato, c’è voluto un po’, ma alla fine sono diventato un
fan dei
Newman.
Non che avessi mai disdegnato in maniera perentoria la loro proposta musicale, e tuttavia ho l’impressione che il gruppo, ormai sempre più “faccenda” esclusiva del suo fondatore, negli anni abbia progressivamente acquisito una “saggezza” melodica assai profonda e persuasiva, tanto da farmi attendere l’uscita di questo nuovo “
Ignition” alimentato da abbondanti aspettative.
E, in effetti, l’esperto
vocalist e multistrumentista britannico (nell’occasione supportato da
Rob McEwen alla batteria e da
Dave Bartlett e
Mark Thompson-Smith ai cori) non delude, offrendo all’astante una corposa dose di
AOR elegante e dinamico, privo di sostanziali “novità” e non per questo incapace di garantire appagamento e propugnare l’indispensabile tensione espressiva.
Insomma, una “roba” dai contorni stilistici consolidati eppure mai insipida e banale, una manciata di canzoni di
rock “adulto” (talvolta corroborato da un pizzico di
prog) avvolgenti, emozionanti e coinvolgenti, assemblate con la classe e la competenza di chi è sicuramente un validissimo ambasciatore del genere.
Notevole sensibilità compositiva, vocazione e indubbie doti tecniche sono dunque i pilastri su cui si reggono le sorti di un albo che si apre in maniera vincente con la frizzante “
End of the road”, sostenuta da una pulsante linea melodica, immediatamente seguita da una “
Chasing midnight” che “sfida” l’
opener sul terreno del brio armonico avviluppando i suoni in una coltre di prezioso velluto.
La propensione al
funky n’ soul “elettronico” della
title-track (qualcosa tra Dan Reed Network e Prince) permette al programma di non uniformarsi a un unico modello, e con il medesimo intento vengono offerte “
Last chance”, non troppo lontana da World Trade e dagli Yes
ottantiani, “
Moving target”, "
Life in the underground” e “
The island”, che sollecitano la memoria degli
chic-rockers con bagliori di Toto e MTB.
Il tocco
Peterik-iano concesso al crescendo
anthemico di “
Worth dying for” e agli accenti melodrammatici di "
To go on loving you” contribuisce alla “quota” meravigliosamente
nostalgica dell’opera, allo stesso modo in cui “
Wild child” irrompe nei sensi fondendo Sabu e FM e “
Promise me” chiama in causa con innato buongusto i
Maestri Journey.
L’ultima annotazione, prima delle conclusioni finali, la spendiamo volentieri per “
Welcome to the rush”, arioso ed energico epilogo di un programma molto godibile nella sua interezza.
“
Ignition” rappresenta per i sostenitori dei
Newman una conferma di qualità, e se ancora non fate parte di tale coalizione, ascoltate il disco con attenzione e sono convinto potrete facilmente unirvi alla nobile brigata, proprio come ho fatto io qualche tempo fa.
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