Ci sono voluti ben sei anni per dare alla luce il nuovo album ai death metallers americani.
Il quartetto torna con il buon
Phylogenesis e non cambia le carte in tavola, puntando su una formula rodata e vincente; dove la tecnica strumentale va a braccetto con soluzioni melodiche o in alcuni casi groovy.
Certo la band nativa di Los Angeles non sarà mai annoverata tra le rivoluzionarie del genere, ma sicuramente il suo lo sa fare e molto bene.
L’opener “
Mundane existence” prende subito il sopravvento con scariche di blast beats tellurici e chitarrone in tremolo per poi cambiare con tempi serrati sempre intervallati dalla cannoneggiante doppia cassa.
La sezione ritmica procede è compatta, i riffing sono una rete fitta che stringe sempre di più; il vocione del singer è cavernoso e potente ma comprensibile.
Le melodie sono presenti nei solos virtuosi ma non in maniera autocompiaciuta, perché l’obbiettivo e colpire duro.
“
The path of the totalitarian”, inizia in maniera brutale con rullate e blast beats per poi accellerare velocemente con il vocione sempre in primo piano.
Le chitarre procedono all’unisono con riff compressi intervallati con sezioni serrate nel chorus sostenuto da doppie voci, ed una parte più cadenzata in controtempo dove ci sono armonizzazioni.
Anche stavolta il solo è di uno squisito gusto melodico, che anticipa il rallentamento pesantissimo.
Ecco “
Hedonistic” colpisce per quel gusto di generare melodie in un contesto death metal senza per questo togliere nulla all’impatto.
La band procede come un sol uomo; cambi di tempo, riff compressi, doppie voci cavernose e parti groovy rallentate che ti fanno ciondolare la testa su e giù a tempo.
“
Coerced evolution”, è introdotta da controtempi serrati e parti in mid tempo sempre con la doppia cassa in bella mostra.
La qualità tecnica non si discute come la buona prova vocale dei due singer; il solo è gustoso e precede la conclusione in crescendo ritmato che chiude il cerchio con un blast beat tonante.
“
Soul-sick nation”, che vede la partecipazione del chitarrista degli
Unleashed e
Firespawn Fredrik Folkare, è carica di groove con un basso che pulsa e chitarre compresse che ti spingono a seguirle.
La parte centrale sale di grado con violente rullate concentriche e poi accellera di colpo; un brano che colpisce per la carica e la sfaccettatura che unisce melodie ed episodi violenti e brutali.
Nuova fatica che mi è piaciuta, perché nonostante non esista nessuna novità ha quello che serve per fare del buon death metal e poi come ciliegina sulla torta c’è la cover di “
Flattening of emotions” degli inarrivabili
Death, fatelo vostro.