Copertina 3

Info

Anno di uscita:2020
Durata:29 min.
Etichetta:Autoproduzione

Tracklist

  1. THE BLACK KEY
  2. THE BLACK DOOR
  3. SHADOW WALK
  4. ABSTERSION
  5. THE DICKENS
  6. ABHORRENT BESTOWAL
  7. PRECARIOSA
  8. THE BLACK RITUAL

Line up

  • Jeremy Jackson: vocals, bass, guitars, drums & keyboards
  • Cassandra Xavier: vocals

Voto medio utenti

Supponiamo che siate degli amanti della peperonata, nella quale indulgete tutto l’anno, nelle notti d’estate, svaccati sull’amaca del vostro giardino a contemplare le stelle, come nelle sere d’inverno, davanti al camino a mangiarvi arachidi tostate e pistacchi in attesa della tombolata a casa del nonno, di sicuro andrete soggetti a quel fenomeno che tutti conosciamo, racchiuso nel “mi si è messa proprio qui sullo stomaco”, ed ecco che allora si fa fatica a prendere sonno e quando ci si riesce si viene assaliti da incubi che diventano così vividi da farvi svegliare madidi di sudore, urlanti e terrorizzati, nel cuore della notte, al punto che il vostro cane/gatto se la darà a gambe levate senza passare dal via, e vostra madre irromperà nella cameretta mattarello in mano per riportare ordine e sicurezza.
Ecco, per expressis verbis degli stessi Cryptonight, è più o meno questa la genesi di “The Black Ritual”, album di debutto del duo canadese formato da Jeremy Jackson e Cassandra Xavier, duo nel quale il primo fa tutto, anche cantare con voce cavernosa, mentre la seconda aggiunge solo la propria voce che, mi è parso di capire, si articola in fonemi a-semantici, almeno è ciò che pare per esempio nell’iniziale “The Black Door”, anche se più avanti nel disco, come ad esempio in “Precariosa” sembra che abbia veramente un testo da cantare, sebbene le sue parole vadano a doppiare quelle cantate dal maschio.
Facciamo un attimo però un passo indietro, perché non vi ho ancora detto il pezzo forte del duo il quale definisce la propria musica “djoom”. E che sarà mai questo djoom direte voi? Come si dice peperonata in finlandese? Non volate troppo con la fantasia, djoom non è altro che la crasi tra le parole djent e doom, sì, perché i nostri Cryptonight, a furia di peperonate hanno ben pensato di creare musica indigesta, con la fusione di chitarre in stile Meshuggah con strutture doom.
Ai più coraggiosi di voi, per esempio quelli che mettono il ketchup sugli spaghetti o l’ananas sulla pizza, la ricetta potrà sembrare appetitosa, ma ai buongustai come me il risultato finale mi pare un’emerita schifezza, e non intendo pagarne il conto.
Non ci siamo proprio, e se è vero che i nostri amici canadesi hanno tutto il diritto di raccontare i propri incubi, non vedo perché ne debbano creare uno nuovo a noi ascoltatori.
Caro Jeremy Jackson devi sapere che non basta accordare la tua 8 corde in EB, come vai dicendo in giro, per fare il Fredrik Thordendal della situazione, come non basta rallentare i tempi per emulare i Catacombs. Un sound deve avere struttura, deve essere ‘scritto’ bene, non è una semplice accozzaglia di idee bislacche venute in mente mentre si sta davanti a youporn con l’uccello in mano. Che poi dico, a proposito, la Cassandra mi sembra pure abbastanza carina, sempre se riesci ad evitare tutti quei piercing, e quindi mi chiedo, non sarebbe stato meglio, invece che partorire questa ciofeca, spendere il vostro tempo in modo più piacevole e appagante?
Favorisco documento visivo:



Torno per un attimo serio, solo per ribadire quanto credo sia già chiaro. Disco assolutamente insufficiente che si regge su un’idea mal partorita, mal sviluppata e mal eseguita.
Ah, personalmente in caso di indigestione prendo l’effervescente Brioschi in prima battuta, se si sviluppa un po’ di acidità prima abbasso il ph con un po’ di latte freddo, se poi la questione è più seria allora vai di Gaviscon o Maalox per sderenare definitivamente il nemico.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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