Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:37 min.
Etichetta:Amor Fati Productions

Tracklist

  1. A WORK OF AGES
  2. THE NIGHT, THE FOG
  3. WHAT DWELLS BETWEEN FRACTURED WORLDS
  4. TO BECOME HIS DOORWAY

Line up

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Per gli Akolyth, il nuovo millennio non è mai avvenuto, e questo lo si capisce benissimo da questo debutto.
Un debutto di quasi quaranta minuti di old school black metal; le informazioni riguardo a questa formazione sono scarne, quasi come se l’Inferno li avesse sputati sulla terra per perseverare il culto della nera fiamma.
Come ho detto è come se per questa band gli anni duemila non fossero mai avvenuti; qui le lancette dell’orologio sono ferme ai primi anni 90 quando i primi vagiti demoniaci della Scandinavia cominciavano a salire dalle foreste coperte di neve.
L’opener “ A work of ages”,reca il marcio e blasfemo marchio che formazioni come Burzum, Darkthrone, Mayhem e altri coniarono tempo fa.
Tempi sostenuti di batteria, chitarre zanzarose e in tremolo con la produzione sporca, volutamente sporca; i riffing sono ispirati, maligni e di marca norvegese; lo screaming è un latrato lacerante.
I cambi di tempo sono presenti in mezzo a sfuriate in blast beats senza sosta.
The night, the fog”, è veloce, monotona e odora di zolfo, il riff sembra quasi ispirato al Conte che noi amanti del più puro black metal conosciamo.
L’atmosfera creata dalla band è fredda, malsana e ricalca gli stilemi di quell’epoca che portò rivoluzione nel genere estremo.
What dwells between fractured worlds” è un brano di quasi dieci minuti dove tempi sostenuti di batteria e riff nerissimi vengono intervallati da tempi più lenti ma il climax aggressivo, feroce e zanzaroso non perde colpi.
La voce è un urlo ferino, non ha nulla di umano ma sembra un demonio iroso.
To become his doorway” chiude il disco con un riff che è una perla nera; se qualcuno volesse avere un esempio di cosa sia il black metal, ecco il brano sarebbe un paragone adatto.
Andamento veloce, con sfuriate e riff zanzarosi, selvaggi e screaming alto e lacerante; ci sono cambi di tempo più lenti e atmosferici ma la malignità non scema, anzi è ancora più presente.
Debutto che sostanzialmente non porta aria nuova, ma che però colpisce per la genuinità della proposta, la nera fiamma arde ancora.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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