Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:53 min.
Etichetta:Black Lion Records

Tracklist

  1. COSMOGENESIS
  2. COLD BLUE NEBULA
  3. GRAVITY PT. I ASCENSION
  4. GRAVITY PT. II AEONS ADRIFT
  5. GRAVITY PT. III ULTIMO BALUARDO
  6. EMPIRE OF THE VOID
  7. SPACE ODDITY (DAVID BOWIE COVER)
  8. A LIGHT YEAR BREATH
  9. DYING SIGNAL
  10. ISON

Line up

  • Clode Tethra: vocals
  • Salvatore Duca: bass
  • Federico Monti: guitars
  • Daniele Ferru: drums
  • Alberto "Avenir" Coerezza: guitars

Voto medio utenti

Avevo lasciato i Tethra ai tempi del loro debutto sulla lunga distanza a titolo "Drown Into the Sea of Life" del 2013, sono passati ahimè in un lampo i sette anni che ci hanno diviso dal loro terzo lavoro "Empire Of The Void", uscito ad inizio 2020 per la svedese Black Lion Records.

Non ho avuto il piacere di intrattenermi con il loro secondo lavoro del 2017 intitolato "Like Crows For The Earth" ed uscito per Sliptrick ma sono davvero lieto di riscontrare che tutto quello che mi auspicavo ai tempi del loro debutto sia stato maturato in maniera del tutto naturale da parte della band con base piemontese che nel corso di questi ultimi anni ha rivoluzionato la propria lineup con l'ingresso di Alberto Coerezza, ex Doomsword, e Daniele Ferru, già batterista di Holy Martyr ed oggi con i Drakkar, sviluppando un sound intenso ed emotivo che attraversa vari livelli del doom, spaziando dal death (ambientazione che sinceramente preferisco), al classic fino al cosiddetto "post metal", inquadrabile nella splendida title track strumentale, uno dei brani più riusciti insieme alla quasi opener "Cold Blue Nebula", esempio invece dei migliori Tethra alla prova in territori più estremi.

I pochi lati non diciamo negativi ma comunque meno positivi, per quanto riguarda la mia personalissima opinione, riguardano la cover di "Space Oddity" di David Bowie, totalmente fuori contesto ed assai spersonalizzante per i Tethra, ed i momenti pressochè gothic metal in cui Clode più che cantare recita, dando una connotazione sin troppo melanconica e romantica - un po' alla Type O Negative - ad una band che, insisto, per quanto mi riguarda è ai vertici assoluti finchè rimani in territori death doom e lo stesso dicasi per il singer che possiede un growl che in molti gli invidiano...ed è un peccato non usarlo di più.

In ogni caso un disco assai ricco ed eclettico, ottimamente suonato e prodotto (e d'altronde gli Elnor Studios di Mattia Stancioiu sono una garanzia del caso) che dimostra numerosi e decisi passi avanti e che non mancherà di trovare molti estimatori all'interno della fascia oscura composta da Paradise Lost, Katatonia e della scena post metal, specie nordeuropea.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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