Ascolto sempre volentieri un nuovo album dei
Caligula’s Horse, alfieri australiani del moderno progressive metal melodico di scuola
Haken,
VOLA e
Leprous, e il nuovo
“Rise Radiant” non fa eccezione.
Chi lamenta un graduale alleggerimento della proposta del quintetto - in continuità con il precedente
“In Contact” - non cambierà idea ascoltando le più essenziali
“The Tempest”, “Slow Violence” o
“Resonate”, ma non potrà non riconoscere invidiabili doti compositive e indubbio gusto melodico. C’è qualche episodio maggiormente vicino alla prima produzione più “estrema” (
“Salt”, “Valkyrie”) ma le ficcanti linee vocali hanno sempre la meglio sul drumming più ostinato o sul virtuosismo più pirotecnico (è il caso di
“Oceanrise” ma ancora di più dell’ottima
“Autumn”).
Nella conclusiva
“The Ascent” il sound dei
Caligula’s Horse trova forse la sua sintesi più compiuta, 11 minuti di idee che nel loro incedere cinematografico spaziano dal rock alternativo al metal, strizzando l’occhio al pop mainstream, con un range dinamico enorme in grado di accomunare poche realtà contemporanee.
Ancora una volta bravi.
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